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Neve

La neve è una forma di precipitazione particolarmente rilevante in Svizzera. Alle basse quote la neve cade più raramente che in montagna e a seconda della regione l’impatto è diverso – dalle strade sdrucciolevoli in pianura alle valanghe in montagna.

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Fiocchi di neve e cristalli di ghiaccio

La neve è una forma di precipitazione solida.Essa è composta da singoli cristalli di ghiaccio a struttura esagonale, la cui forma varia in funzione delle condizioni atmosferiche, oppure da fiocchi (che nascono dall’unione di diversi cristalli di ghiaccio). La formazione dei cristalli di ghiaccio dipende soprattutto dall’umidità e dalla temperatura dell'aria esistenti alla quota e al momento in cui tali cristalli si formano nell’atmosfera. A dipendenza delle combinazioni di queste due grandezze, risultano cristalli di ghiaccio a forma di colonna, di placchetta, di stella a sei punte oppure che assomigliano a piccole tegole o con ramificazioni dendritiche. In generale si parla di neve quando il diametro dei cristalli o dei fiocchi di neve è di almeno 1 millimetro.

Neve granulosa

In particolari circostanze dal cielo cadono delle piccole palline bianche (simili al polistirolo). Questa forma di precipitazione viene denominata neve granulosa (o anche a volte grandine molle). A differenza dei chicchi di grandine la neve granulosa è friabile e si lascia schiacciare facilmente. È un tipo di precipitazione che si registra soprattutto in inverno e in primavera, in situazioni meteorologiche convettive, in presenza dunque di una massa d’aria caldo e molto umida, ma instabile. Quando un minuscolo cristallo di ghiaccio cade all’interno di uno strato con abbondante presenza di acqua sopraffusa le goccioline che collido con esso solidificano istantaneamente attorno al cristallo dando vita a un accumulo sferico, al cui interno rimane intrappolata dell’aria.

Influsso delle condizioni atmosferiche sui cristalli di ghiaccio

Nell’atmosfera (fino a circa 10 km di quota) sono presenti non solo vapore acqueo ma anche gli aerosol, che agiscono quali nuclei di condensazione. Attorno ad essi, nel caso di un sufficiente raffreddamento dell’aria, e quindi anche del vapore acqueo, si depositano le molecole di acqua dando vita al processo della condensazione che porta alla formazione di minuscole goccioline, ben più piccole delle gocce di pioggia. Se la temperatura dell’aria è inferiore agli zero gradi, al posto delle goccioline si formano dei minuscoli cristalli di ghiaccio (gli aerosol agiscono in questo caso come nuclei di congelamento). Se il processo della deposizione di molecole di acqua continua, il cristallino si ingrandisce sempre più, diventando nel contempo anche più pesante. Oltre una certa dimensione non riesce più a galleggiare nell’aria e inizia a cadere verso il basso. Se il cristallo si è sviluppato a forma di stella o struttura dendritica, cadendo si può “aggrovigliare” con altri simili cristalli dando vita ai fiocchi di neve. Anche se solida la neve appartiene alla tecnicamente categoria delle idrometeore.

Raggiunto un peso sufficiente, un cristallo di ghiaccio inizia a cadere lentamente con una velocità di alcuni centimetri al secondo. Durante il suo lungo viaggio fino al suolo esso attraversa strati d’aria con condizioni di temperatura e di umidità diverse da quelle esistenti al momento del suo sviluppo. Di conseguenza lungo il suo percorso esso può subire delle modifiche, fino addirittura a fondere completamente. Quando le temperature in prossimità del terreno sono negative o leggermente positive, solitamente le precipitazioni cadono sotto forma di neve fino a raggiungere il suolo.

Manto nevoso

La temperatura dell’aria e della superficie del terreno, come pure l’intensità delle precipitazioni, incidono sulla durata del periodo in cui la neve è presente al suolo e su come evolve lo spessore del manto nevoso. Più la temperatura dell’aria è bassa, più alta è la percentuale di aria contenuta nel manto nevoso e più la neve è soffice. Viceversa, più la temperatura dell’aria è alta, maggiore è il contenuto di acqua del manto nevoso e più la neve è compatta.

Se lungo il loro percorso i cristalli e/o i fiocchi di neve attraversano uno strato d’aria con una temperatura positiva, iniziano a fondere. Poiché non tutti fondono con il medesimo ritmo, esiste una zona di transizione tra la neve e la pioggia. Nel bollettino meteorologico la quota alla quale le precipitazioni sono composte al 50 % di pioggia e al 50 % di neve è denominata limite delle nevicate.

Neve bianca – perché la neve è bianca?

Il manto nevoso è costituito da milioni di diversi, minuscoli e trasparenti cristalli di ghiaccio, disposti in modo caotico e irregolare. Poiché sono trasparenti non assorbono nessun tipo di onda luminosa, bensì riflettono tutte le onde luminose provenienti dal Sole in tutte le direzioni creando ciò che si chiama una riflessione diffusa. Poiché essa è composta da tutte le onde luminose dello spettro visibile provenienti dal Sole, l’occhio umano percepisce la sensazione di colore bianco.

I diversi tipi di neve al suolo

Dal punto di vista della fisica la neve è composta da minuscoli cristalli di ghiaccio, dunque acqua allo stato solido, dalle forme più disparate (ma tutte con una struttura o simmetria esagonale, si veda quanto scritto in precedenza). La neve che raggiunge il suolo si accumula e va a formare il manto nevoso. Gli innumerevoli cristalli di ghiaccio che compongono un manto nevoso sono esposti agli influssi ambientali dipendenti dalla temperatura e umidità dell’aria, dallo spessore del manto nevoso, dalla radiazione solare, eccetera. Sotto questi influssi il manto nevoso si trasforma continuamente: i singoli cristalli di ghiaccio subiscono processi di metamorfismo che li trasformano. Solo guardando i cristalli di neve all’interno di un manto nevoso con una lente o un microscopio ci si può rendere conto della grande varietà di cristalli che possono comporre la neve al suolo. Sotto l’influsso delle condizioni ambientali, ed in particolare le variazioni di temperatura come pure i ripetuti cicli giorno/notte, rispettivamente di fusione e solidificazione, la neve al suolo si trasforma durante giorni, settimane o addirittura mesi. L’intero manto nevoso modifica le sue caratteristiche con il passare del tempo. La neve che lo compone può così essere soffice, molle, crostata, dura, bagnata, ... Per gli appassionati di questa bianca sostanza, la nivologia (vale a dire lo studio delle proprietà della neve) è una scienza appassionante.

Qui di seguito descriviamo i principali tipi di neve al suolo.

  • Una spolverata di neve: quando al suolo vi è uno strato molto sottile di neve. Il termine richiama alla mente la neve fresca, molto soffice, ma alle nostre latitudini viene utilizzato anche quando il sottile manto nevoso è composto da neve umida o bagnata.
  • Neve polverosa: quando i fiocchi di neve cadono su un terreno freddo, se la temperatura dell’aria rimane a valori uguali o inferiori a 0 °C, la neve si mantiene soffice a lungo. In questo caso basta un soffio con la bocca per far sì che la neve voli via in tutte le direzioni.
  • Neve pesante: quando i fiocchi di neve cadono attraversando uno strato di aria mite, iniziano a fondere e si “bagnano”, vale a dire sulla loro superficie si forma un sottile strato di acqua liquida. Quando giungono al suolo questi fiocchi di neve formano un manto nevoso composto da neve con alta densità, denominata nella parlata comune come “neve pesante”. La neve pesante si può formare anche quando la neve fresca depositata al suolo inizia a fondere sotto l’effetto di aria con temperatura superiore agli 0 °C o della radiazione solare. Il processo di fusione libera acqua liquida che penetra nel manto nevoso, inumidendolo.
  • Neve ghiacciata: si forma non appena un manto nevoso umido o bagnato si raffredda (ad esempio durante la notte) e l’acqua liquida presente fra i singoli cristalli solidifica di nuovo portando alla formazione di un manto nevoso molto solido, compatto e resistente.
  • Neve crostata: l’azione del vento e i processi di fusione e di solidificazione (rigelo) possono portare alla formazione di una crosta alla superficie del manto nevoso. In Ticino viene spesso chiamata anche “neve cartonata” (dal dialetto "l'è come ul carton").
  • Neve primaverile: è chiamata dagli appassionati di sci escursionismo anche “sulz”. Questo tipo di neve è caratterizzata da uno strato superficiale di neve molle, nata dal processo di fusione dei cristalli di neve, posto al di sopra di uno strato di neve dura, compatta. Condizioni ideali per sciare sia in pista, sia fuori pista, a patto che la neve non sia troppo pesante. In genere si forma nel corso della mattinata, con l’arrivo dei primi raggi del Sole che vanno a scaldare il manto nevoso. Solitamente si trova in primavera, ma con giornate con temperatura dell’aria elevata, si può trovare la neve primaverile anche in pieno inverno.
  • Neve bagnata: si parla di neve bagnata nel caso di un manto nevoso costituito da neve con un alto tasso di acqua liquida. La sua densità è così alquanto elevata. Si verifica se della pioggia cade su un manto nevoso oppure se aria calda provoca la fusione di una parte della neve che costituisce il manto nevoso.
  • Nevato: con il termine di nevato (chiamato a volte anche firn) si indica la neve che è sopravvissuta ad almeno un’estate: Il nevato si trova di conseguenza solo in alta montagna. Spesso il nevato è costituito da neve «invecchiata» diversi anni ma non ancora trasformata in ghiaccio. Il nevato si forma a seguito di ripetuti cicli di fusione e solidificazione, che portano alla formazione di cristalli di ghiaccio di notevoli dimensioni e molto arrotondati. Inoltre, inverno dopo inverno, il peso degli strati di neve fresca comprime la neve vecchia favorendone la trasformazione in nevato.
    Perché coloro che praticano lo sci escursionismo cercano sovente il nevato? Perché è facile che si creino le condizioni tipiche della neve primaverile. Vale a dire un sottile strato di neve molle sopra uno strato di neve molto compatta. Condizioni ideali per una piacevole sciata.
  • Neve vecchia: a differenza della neve fresca, la neve vecchia giace al suolo da settimane, mesi o magari anni. La neve vecchia è costituita da cristalli di ghiaccio che hanno subito un importante metamorfismo. Sia la sua struttura che la sua densità si sono modificate notevolmente. Ad esempio i singoli cristalli di ghiaccio non sono più riconoscibili in modo chiaro e hanno perso molte delle loro ramificazioni.

Misurazioni del manto nevoso

In determinate stazioni della rete di misura di MeteoSvizzera l’altezza della neve è misurata manualmente. Le misurazioni sono effettuate alle sei del mattino (6.00 UTC, alle 7.00 ora locale durante il periodo invernale, alle 8.00 ora locale durante il periodo estivo). Viene misurata l’altezza complessiva del manto nevoso, come pure l’altezza della neve fresca caduta nelle 24 ore precedenti (dalle 6.00 alle 6.00 UTC).

Spesso le Alpi bloccano le precipitazioni, soprattutto quando al Nord delle Alpi le correnti in quota provengono da nord, rispettivamente al Sud delle Alpi da sud. Queste situazioni di sbarramento provocano talvolta abbondanti nevicate in montagna. In inverno o all’inizio della primavera possono essere misurati accumuli di neve da primato su 1, 2 o 3 giorni. Solitamente gli accumuli più elevati sono raggiunti tra marzo e maggio, a dipendenza dell’anno e della quota.

Influsso del riscaldamento globale della Terra

Anche se si verificano ancora periodi con abbondanti nevicate, in Svizzera l’aumento della temperatura media ha un notevole impatto sulle nevicate, soprattutto alle basse quote. Lo dimostrano gli indicatori climatici relativi ai giorni con neve fresca e al numero di giorni con neve al suolo.

Allerte in caso di forti nevicate

Quando sono previste nevicate vengono diramate, a dipendenza dei quantitativi attesi, allerte di pericolo di livello da 2 a 5. Per le regioni di montagna (al di sopra degli 800 m al Nord delle Alpi e dei 1600 m al Sud delle Alpi) i valori di soglia per le allerte sono più alti rispetto a quelli per le pianure, in quanto alle quote più alte nevica più spesso e più abbondantemente rispetto alle basse quote. Per le basse quote i valori soglia per la Svizzera tedesca e la regione di Friburgo sono un po’ più alti rispetto al resto dell’Altopiano, perché in queste regioni nevica più spesso fino in pianura che nel resto della Svizzera nordalpina. Se i quantitativi di neve previsti sono inferiori a quelli fissati per la soglia di allerta di livello 2 per neve, vengono emesse allerte di livello 2 per strade sdrucciolevoli. In caso di allerte per neve o strade sdrucciolevoli, è importante attenersi alle raccomandazioni di comportamento.