I temporali sono caratterizzati dai fulmini e dai susseguenti tuoni. Si sviluppano per lo più in estate, quando la forte radiazione solare porta alla formazione di imponenti nuvole. Queste particolari nuvole all’origine del fenomeno temporalesco sono chiamate cumulonembi.
Come si formano i cumulonembi, le nuvole temporalesche
Per la formazione di un temporale devono essere soddisfatte tre condizioni:
- sufficiente umidità, affinché si formino per condensazione le particelle che daranno origine alla nuvola;
- una stratificazione instabile della massa d’aria, per consentire sufficienti e forti movimenti verticali dell’aria
- un meccanismo di innesco (solitamente un sollevamento) per permettere la formazione della nuvola temporalesca (trigger) e dare sfogo all’instabilità della massa d’aria.
Ma quando e perché si sviluppano i cumulonembi, le particolari nuvole all’origine del fenomeno temporalesco? La causa è da ricercarsi nella stratificazione verticale della massa d’aria: nell’atmosfera l’instabilità è maggiore quando aria molto calda e umida nei bassi strati è sovrastata da aria più fredda. Questo permette all’aria più calda e leggera di salire verso l’alto grazie all’effetto di Archimede. Salendo, l’aria si raffredda e condensa, creando le prime goccioline di acqua che, crescendo, possono cadere al suolo originando la pioggia. Durante l’estate, la forte radiazione solare origina delle “bolle d’aria calda” che si staccano dal terreno, salgono in quota e condensando formano una nuvola che, se lo sviluppo verticale è sufficientemente ampio, può originare un temporale. Un'altra situazione che provoca la formazione di cumulonembi è l’afflusso di aria più fredda, come ad esempio accade al passaggio di un fronte freddo, l’aria calda, essendo scalzata da quella più fredda, viene costretta a salire.
Durante le giornate temporalesche, negli strati di aria prossimi al suolo si accumulano spesso importanti quantitativi di umidità sotto forma di vapore acqueo (invisibile). Solitamente nella parte superiore della troposfera (oltre i 4 km di quota) le condizioni di temperatura e di umidità sono tali da impedire l’ulteriore crescita dei cumuli che si formano per ragioni termiche durante la giornata. A volte sussiste un’inversione termica che limita lo sviluppo verticale dei cumuli. Per permettere la formazione di un cumulonembo (la nuvola temporalesca) non basta dunque che l’atmosfera sia “carica” al punto giusto, bensì che esista l’opportuno innesco. In Svizzera sono per lo più i venti termici che durante il giorno risalgono i versanti e le vallate alpine a fungere da innesco (o trigger).
Il primo stadio di sviluppo di un temporale è rappresentato dal cumulo umile, o anche solo da un cumulo fratto (un frammento di un cumulo), dove la base della nube è generalmente più larga della sua estensione verticale. Il secondo stadio è il cumulo mediocre, in cui l'estensione verticale della nuvola è analogo e già leggermente superiore all’estensione orizzontale della sua base, conferendo alla nuvola una chiara impressione di verticalità. Il terzo stadio di sviluppo è il cumulo congesto, in cui iniziano a formarsi le prime precipitazioni, con deboli rovesci visibili sotto la nuvola. Quando appare il primo fulmine, abbiamo il temporale che per svilupparsi richiede, oltre alla condensazione, anche il fenomeno del ghiacciamento, quando le gocce d'acqua raggiungono zone con temperature sotto zero. A questo punto la nube ha raggiunto lo stadio di cumulonembo che può presentarsi in varie forme. Tra le principali, c'è il cumulonembo calvo, che presenta una sommità arrotondata simile a un cavolfiore, tipico della stagione estiva. Oppure il cumulonembo a incudine, più conosciuto, caratterizzato da una sorta di "cappello" formato quando le correnti ascensionali spingono i cristalli di ghiaccio fino alla tropopausa, una zona di discontinuità atmosferica. Qui la corrente ascensionale si espande orizzontalmente, formando la caratteristica incudine, che può estendersi lateralmente per decine di chilometri.
Semplificando, il ciclo di vita di una cella temporalesca può essere suddiviso in tre fasi: sviluppo, maturazione e dissoluzione.