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L'anno 2023 a sud delle Alpi

MeteoSvizzera-Blog | 30 dicembre 2023
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Con un’anomalia di +1.3 °C rispetto alla norma 1991-2020, a sud delle Alpi il 2023 è stato il secondo anno più caldo dall’inizio delle misure nel 1864, dopo il 2022. La somma annuale delle precipitazioni è stata di poco inferiore alla norma, mentre il soleggiamento ha superato la media fino al 10 %. Non sono mancati gli eventi estremi, in particolare ondate di caldo, grandinate e forti piogge.

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Secondo anno più caldo

Così come a livello nazionale, anche per il versante sudalpino l’anno 2023 è risultato il secondo più caldo dall’inizio delle misurazioni nel 1864. La deviazione dalla norma 1991-2020 è stata di +1.3 °C. Fra il periodo preindustriale 1871-1900 e l’ultimo trentennio 1994-2023, la temperatura media annuale a sud delle Alpi è salita di circa 2 °C.

Quasi sempre temperatura sopra la norma

Nel corso del 2023 sono stati davvero pochi i periodi che hanno fatto registrare temperature inferiori alla norma 1991-2020. Mediata sull’intero territorio della Svizzera italiana, a livello mensile solamente le temperature medie di aprile e di novembre sono risultate inferiori alla norma (rispettivamente -0,4 e -0,6 °C). Tutti gli altri mesi sono risultati più caldi della media di almeno mezzo grado, i mesi di febbraio, marzo, giugno, settembre, ottobre e dicembre di più di 1 °C. Le anomalie maggiori sono state registrate da febbraio (+2,6 °C, settimo mese di febbraio più mite dall’inizio delle misure nel 1864), settembre (+2,9 °C, mese di settembre più caldo mai registrato) e ottobre (anch’esso +2,9 °C, secondo più caldo dall’inizio delle misure).

I periodi molto più caldi rispetto alla climatologia si sono verificati all’inizio di gennaio, in febbraio, attorno alla metà di marzo e all’inizio di maggio, nella seconda metà di giugno e fino a metà luglio, nella seconda parte di agosto e in gran parte dei mesi di settembre e ottobre, così come attorno a metà dicembre.

I periodi molto più freddi sono stati molto meno numerosi di quelli molto più caldi del normale e anche i valori assoluti della stessa anomalia sono stati più piccoli. Giornate con temperature inferiori alla media si sono verificate soprattutto nella prima parte di febbraio, in aprile e attorno alla metà di maggio. Singole giornate più fredde della media in modo importante si sono verificate anche a fine giugno, fine agosto, a inizio novembre e a inizio dicembre.

Precipitazioni soprattutto fra luglio e ottobre

Mediate su tutto il territorio sudalpino, la somma delle precipitazioni annuali del 2023 ha raggiunto il 93 % della norma 1991-2020. Mentre nella regione dell’Alta Valle Maggia essa non ha superato l’85-90 % della norma, nelle vallate grigionesi meridionali le precipitazioni annuali hanno raggiunto il 100-130 % della media pluriennale.

Mentre i primi mesi dell’anno sono stati piuttosto siccitosi, in particolare il mese di febbraio è risultato praticamente asciutto, a partire dalla primavera le precipitazioni sono state più frequenti e talvolta abbondanti. Fra il mese di luglio e il mese di ottobre le precipitazioni mensili sono tornate a superare le medie pluriennali, interrompendo la lunga serie di mesi poveri di precipitazioni che a sud delle Alpi durava da circa due anni.

È finita la siccità?

Nonostante vi siano diversi modi di definire la siccità, limitandoci all’analisi delle precipitazioni totali cadute negli ultimi due anni possiamo fare le seguenti valutazioni.

Se da una parte, come menzionato sopra, i totali annuali del 2023 sono risultati non troppo distanti dalla norma 1991-2020, superandola solo nelle vallate grigionesi meridionali, in alcune regioni la somma delle precipitazioni degli ultimi due anni risulta ancora deficitaria. In particolare, sull’Alto Ticino e sul Mendrisiotto manca ancora all’appello dal 25 al 35 % della precipitazione che cade normalmente sull’arco di due anni, mentre altrove dal 10 al 20 %.  Se guardiamo invece agli ultimi 3 anni, in tutte le regioni la somma delle precipitazioni non supera il 50 % di quella normalmente attesa sull’arco di tre anni.

Soleggiamento di poco superiore alla media

A sud delle Alpi il numero totale di ore di sole del 2023 è stato compreso fra il 100 e il 110 % della norma 1991-2020. A Lugano e a Locarno Monti il 2023 risulta rispettivamente il nono e il dodicesimo anno più soleggiato dall’inizio delle misure nel 1961.

Un anno in linea con le attese

Nel contesto del forte cambiamento climatico in atto, non sorprende che anche il 2023 sia risultato nel complesso molto mite, soprattutto per la presenza di lunghi periodi più caldi della norma indipendentemente dall’occorrenza di nuovi primati di temperatura. Anche il regime delle precipitazioni è risultato in linea con le proiezioni dei modelli climatici: lunghi periodi siccitosi sono stati interrotti da precipitazioni intense e da fenomeni talvolta estremi.

L’anno si apre con temperature quasi da primato

Così come il 2022, anche il 2023 è iniziato all’insegna di temperature estremamente miti. Fra l’1 e il 6 gennaio l’anomalia della temperatura media giornaliera rispetto alla norma ha localmente superato i 5 °C, con temperature massime di 12 – 14 °C e punte fino a 16 -17°C nelle vallate grazie al favonio. Nonostante le marcate anomalie giornaliere, non sono stati raggiunte temperature da primato.

Ad una prima parte di gennaio caratterizzata da temperature elevate, è seguita una seconda parte con temperature inferiori alla norma soprattutto in montagna, dove il 19 e il 20 gennaio sono stati registrati valori fino a 13 °C sotto lo zero. Per Lugano si è trattato del terzo gennaio più mite dall’inizio delle misure nel 1864.

Febbraio molto mite e asciutto

A sud delle Alpi il mese di febbraio è stato molto mite, soprattutto in montagna; si è trattato del settimo mese di febbraio più mite dall’inizio delle misure nel 1864. Le anomalie positive di temperatura hanno raggiunto valori molto elevati il 4 febbraio, quando, a causa del favonio, alle basse quote esse hanno superato i 10 °C. A Lugano e a Locarno Monti la temperatura media giornaliera è stata compresa fra 15 e 16 °C, cioè di ben 11 °C superiore alla norma. A titolo di confronto, medie giornaliere di 15-16 °C sono tipiche della terza settimana di maggio.

La somma delle precipitazioni di febbraio è risultata eccezionalmente bassa. Per la maggior parte delle stazioni pluviometriche, essa non ha superato i 5 – 6 mm; alcune stazioni di misura hanno misurato addirittura meno di 1 millimetro di pioggia.

Innevamento molto scarso

Anche nell’inverno 2022/23 l’innevamento sui monti del versante sudalpino è risultato molto scarso. Seppur generalmente superiore a quello dell’inverno precedente, la media dell’altezza della neve presente al suolo è risultata molto più bassa della norma 1991-2020; ad esempio a Bosco Gurin a 1640 m essa è stata di 19 cm (norma 66 cm), a San Bernardino a 1640 m di 24 cm (norma 63 cm), ad Airolo a 1139 m di 11 cm (norma 40 cm) e a Poschiavo a 1078 m di 2 cm (norma 11 cm). Le nevicate più significative dell’inverno sono state quelle di inizio dicembre 2022.

Marzo all’insegna delle correnti nordoccidentali

A sud delle Alpi anche il mese di marzo è risultato mite; si è tratto del sesto mese consecutivo a far registrare una temperatura media superiore alla norma. A causa delle frequenti correnti nordoccidentali che hanno soffiato sulle Alpi, le precipitazioni sono risultate vicine alla norma solo in prossimità della cresta alpina principale, mentre più a sud è mancata all’appello circa un terzo dell’acqua normalmente attesa. Il soleggiamento, al contrario, è stato più abbondante sul Sottoceneri.

Aprile fresco con una situazione di sbarramento

Nonostante in aprile vi è stata un’alternanza fra giornate più miti e giornate più fresche della norma, il mese nel suo complesso è risultato di 0,4 °C più fresco della media pluriennale. Le precipitazioni hanno mostrato grandi differenze regionali, ma mediamente sono state ancora una volta inferiori alla media. Fra il 20 e il 21 aprile si è verificata la prima situazione di sbarramento da sud dopo sei mesi in cui questa configurazione meteorologica non si era manifestata: sono caduti da 65 a 90 mm di precipitazione, mentre in montagna sopra i 1800 metri sono caduti da 20 a 60 cm di neve fresca. Localmente si è trattato della nevicata più abbondante del semestre invernale.

In maggio e in giugno temporali frequenti

La caratteristica principale del mese di maggio sono state le precipitazioni frequenti: solamente in sette giornate il tempo è risultato asciutto, anche se a fine mese il totale delle precipitazioni risultava in linea con la norma pluriennale. Fra il 30 aprile e il 1 maggio e fra l’8 e il 10 maggio si sono verificate due situazioni di sbarramento, mentre in seguito le precipitazioni si sono verificate per la maggior parte sotto forma di rovesci e temporali per lo più nella seconda parte della giornata.

Come già in maggio, anche in giugno a sud delle Alpi si sono verificate precipitazioni quasi ogni giorno: mediamente due giorni su tre. Si è trattato quasi esclusivamente di temporali pomeridiani e serali, in alcuni casi anche piuttosto forti. Il 12 giugno Lugano ha registrato 22.0 mm di pioggia in dieci minuti, il valore più elevato mai misurato in giugno dall’inizio delle misure nel 1981, l’ottavo più alto considerando tutti i mesi dell’anno, con un periodo di ritorno di 6-7 anni. Trattandosi per lo più di temporali, i totali di pioggia di giugno sono risultati piuttosto diversi fra una regione e l’altra, ma generalmente inferiori alla norma 1991-2020.

Giugno molto caldo

Mentre la temperatura mensile di maggio è stata di solo 0,5 °C più elevata della media, giugno è risultato di 1,5 °C più caldo della norma 1991-2020. Per il Sud delle Alpi si è trattato del settimo giugno più caldo dal 1864 ad oggi.

Alle basse quote sono state registrate molte giornate estive, cioè con temperatura massima di almeno 25 °C. A Lugano esse sono state 19, a Locarno Monti 23, a fronte di una norma 1991-2020 di 16 giornate estive per entrambe le stazioni di misura.

In luglio molti temporali e due brevi ondate di caldo

Così come in giugno, anche nel mese di luglio a sud delle Alpi i rovesci e i temporali sono stati frequenti: due giorni su tre è piovuto in almeno una zona della Svizzera italiana. I temporali più violenti ed estesi si sono verificati fra l’11 e il 12 luglio e il 24 luglio. In quest’ultimo giorno vi sono state grandinate consistenti non solo nel Luganese ma anche in una fascia compresa fra la Val Verzasca e la Mesolcina, dove i chicchi hanno raggiunto i 3-4 cm di diametro. Un altro temporale con grandine è stato quello del 18 luglio, che ha provocato la caduta di chicchi eccezionalmente grandi nelle Alpi, in particolare in Alta Valle Maggia in una fascia compresa fra Robiei e Fusio. Si è trattato di un evento raro: in quella zona delle Alpi grandine di tali dimensioni avvengono mediamente una volta ogni 30 anni.

Fra il 9 e l’11 e fra il 16 e il 20 luglio la Svizzera italiana è stata interessata da due brevi ondate di caldo, cioè da due periodi in cui la temperatura media giornaliera alle basse quote è stata di almeno 25 °C in modo diffuso. Durante la prima ondata, la temperatura più elevata è stata registrata a Biasca con 35.3 °C, mentre durante la seconda fase canicolare la colonnina di mercurio non ha superato i 33.3 °C di Magadino. Nonostante non siano stati registrati nuovi record di caldo, in luglio il numero di giornate estive (temperatura massima di almeno 25 °C), tropicali (temperatura massima di almeno 30 °C) e di notti tropicali (temperatura minima di almeno 20 °C) è risultato elevato, superiore alla norma 1991-2020. Anche se fanno più notizia i record di temperatura rispetto agli elevati valori di questi indicatori climatici, non dobbiamo dimenticare che il riscaldamento globale si manifesta anche e soprattutto attraverso la persistenza di temperature continuamente più elevate della norma, anche se non da primato.

In agosto canicola intensa e tardiva seguita da una grandinata eccezionale e da forti piogge

Mentre nella prima decade di agosto le temperature sono rimaste al di sotto della norma, fra il 10 e il 26 agosto, le temperature sono salite sopra alla norma con le anomalie positive più marcate raggiunte a partire dal 13 agosto, quando si è presentata la terza ondata di caldo dell’estate. Quest’ultima è stata contrassegnata da due periodi diversi fra loro. Il primo, dal 13 al 18 agosto, è stato accompagnato da rovesci e temporali serali soprattutto nelle Alpi che hanno contribuito a mitigare le temperature nelle ore serali. Il secondo, dal 19 al 25 agosto, ha visto invece la presenza di un forte anticiclone sulla regione alpina che ha impedito lo sviluppo dei fenomeni d’instabilità. Pertanto le temperature più elevate sono state raggiunte proprio in questa seconda fase dell’ondata di caldo, con l’isoterma di zero gradi che è salita per alcuni giorni al di sopra dei 5000 metri. Tra lunedì 21 e giovedì 24 agosto le temperature, sia minime che massime, sono state molto alte con anomalie rispetto alla norma fino a oltre 10 gradi in montagna. Durante questo periodo canicolare, che può essere considerato come il più lungo e intenso fra quelli tardivi, si sono verificate le giornate più calde dell’estate 2023. Soprattutto nelle vallate alpine e in montagna sono stati registrati diversi record per il mese d’agosto.

A sud delle Alpi la canicola è terminata la sera del 25 agosto con forti temporali associati a forti raffiche di vento e grandine di grosse dimensioni. Il temporale più violento ha investito il Locarnese producendo chicchi di grandine fino a 5 – 7 cm di diametro che hanno provocato danni ingenti soprattutto agli edifici e alle automobili. Al Sud chicchi di queste dimensioni hanno un periodo di ritorno di almeno 30-50 anni. Anche le Isole di Brissago sono state colpite dal maltempo con forti raffiche di vento che hanno provocato la caduta di alberi secolari.

Il totale delle precipitazioni mensili di agosto 2023 mostra i valori più elevati in una fascia comprese fra il Locarnese e la Mesolcina, dove è piovuto fino al 150 – 200 % della norma 1991-2020. A contribuire maggiormente alle precipitazioni mensili è stata la marcata situazione di sbarramento che si è manifestata fra il 26 e il 28 agosto, quando sull’arco di 48 ore sono stati registrati da 120 a 250 mm di pioggia, con punte fino a 300-370 mm fra le Centovalli, la media Val Verzasca e la Riviera. Alcune stazioni hanno registrato nuovi primati per quanto riguarda il mese di agosto: in 24 ore a Poschiavo sono caduti 91.8 mm (inizio delle misure nel 1959), a Vira Gambarogno 170.4 mm (inizio delle misure nel 1961), in 48 ore a Biasca sono stati misurati 366.9 mm (inizio delle misure nel 1900), a San Bernardino 234.2 mm (misure disponibili dal 1968).

Settembre e ottobre estremamente miti

La temperatura media del mese di settembre è risultata superiore alla norma 1991-2020 di 2,9 °C. Si è trattato del mese di settembre più caldo mai registrato dall’inizio delle misurazioni nel 1864, alla pari con quello del 1961. Per tre giorni consecutivi l’isoterma di zero gradi è salita al di sopra dei 5000 metri. Locarno Monti e Lugano hanno registrato rispettivamente 15 e 13 giornate estive, a fronte di una norma 1991-2020 di 6 giornate estive. A Piotta e sul Passo del Bernina sono stati registrati nuovi primato mensili di caldo.

Anche le prime due settimane del mese di ottobre sono state eccezionalmente calde. Per le stazioni di Locarno Monti e Lugano si è trattato delle due settimane più calde mai registrate nel mese di ottobre dall’inizio delle misure nel 1864, con una temperatura media di circa 1 °C superiore a quella del precedente primato risalente all’ottobre 1997. Le anomalie di temperatura media giornaliera sono state costantemente comprese fra i +3 e i +5 °C, con punte fra +9 e +11 °C fra il 7 e il 10 ottobre. Durante questo periodo molto mite sono stati stabiliti nuovi primati di temperatura per quanto riguarda il mese di ottobre. Ad esempio a San Bernardino il 9 ottobre sono stati toccati i 22 °C, valore più elevato per ottobre dall’inizio delle misure nel 1864.

Precipitazioni abbondanti

Fra il 13 e il 22 settembre correnti sudoccidentali di aria mite e umida hanno causato diversi episodi di precipitazioni, il più importante dei quali si è verificato fra il 21 e il 22 settembre. Fra le Centovalli, la Val Onsernone, la media Valle Maggia, l’alta Val Verzasca e la media Leventina si è formata una linea quasi stazionaria di precipitazioni che ha determinato accumuli di pioggia compresi fra 150 e 250 mm, con punte fino a 300-350 mm fra la le Centovalli e la media Valle Maggia caduti in poco più di 12 ore. Ad Acquarossa – Comprovasco in Val di Blenio il 22 settembre sono caduti 41.8 mm di pioggia in due ore, valore più elevato per settembre dall’inizio delle misurazioni automatiche nel 1988.

Dopo una prima metà del mese di ottobre asciutta, a partire dal giorno 18 una serie di perturbazioni ha attraversato la Svizzera producendo svariate precipitazioni anche sul versante sudalpino. Praticamente è piovuto tutti i giorni in qualche zona della Svizzera italiana, ad eccezione del giorno 28. Le anomalie positive più marcate sono state registrate nelle vallate meridionali dei Grigioni. A San Bernardino sono caduti 375.5 mm, valore che ha reso il mese di ottobre il nono più piovoso dall’inizio delle misure nel 1901 con il 207 % delle precipitazioni medie 1991-2020. A Grono è stato raggiunto il 210 % della media, mentre a Poschiavo addirittura il 245 %. In Ticino lo scarto dalla media è stato inferiore.

Intensa sciroccata

Durante le precipitazioni del 20 ottobre, lo scirocco ha raggiunto il versante sudalpino svizzero, facendo registrare raffiche massime a basse quote fino a 85 km/h a Lugano, 82 km/h a Locarno-Monti e 96.5 km/h a Magadino/Cadenazzo, la raffica di vento più forte mai registrata in ottobre dall’inizio delle misure nel 1981. Il vento ha raggiunto in parte anche le valli, con punte di 81 km/h a Cevio, 121 km/h a Biasca (valore mai misurato prima, ma la stazione di misura è stata installata solo nel 2019) e 94 km/h ad Acquarossa/Comprovasco (secondo valore più elevato dal 1988). In alta montagna sono stati superati i 150 km/h con 174 km/h sul Matro a 2171 m s.l.m., terzo valore più elevato mai misurato in questa stazione attiva dal 1993.

Novembre fresco con poche precipitazioni

Nella Svizzera italiana i primi giorni di novembre sono stati piovosi, mentre in seguito hanno prevalso le correnti settentrionali che hanno provocato frequenti situazioni favoniche con tempo soleggiato, asciutto e ventoso. Nel suo complesso il mese è risultato di poco più freddo della norma, anche se non alle basse quote, meno piovoso e più soleggiato rispetto alla media 1991-2020. Nei primi giorni del mese è arrivata la prima neve di stagione fin verso i 1000 metri di quota, con un ritardo di 5-15 giorni rispetto alla data media della prima nevicata.

Dicembre molto mite

L’ultimo mese del 2023 è stato invece mite, addirittura chiude come il terzo più mite dall’inizio delle misure nel 1864. Il vento da nord è stato spesso presente determinando tempo asciutto e temperature molto miti. Il 23 dicembre a Locarno Monti sono state registrate le temperature minima (12,6 °C) e massima (22,3 °C) più elevate mai misurate in dicembre. Anche le stazioni di Grono (21,2 °C), Magadino/Cadenazzo (21,9 °C) e Stabio (20,6 °C) hanno registrato nuovi primati mensili. A Lugano il 23 dicembre sono stati registrati 21,3 °C, seconda temperatura più alta per dicembre dal 1864. Le precipitazioni hanno superato la norma solo nelle vallate grigionesi meridionali.