Un meteorologo nella nebbia: dal “Generale” inverno alle fregature
Stefano Zanini ha vissuto e lavorato, facendo previsioni, in Svizzera tedesca dal 1991 al 2008 e di nebbia ne ha vista parecchia… quali sono i ricordi più significativi e “offuscati” che si porta con sé da quando è rientrato sul versante sudalpino? “Il primo inverno che ho trascorso Oltralpe (’86-’87) fu anche l’ultimo dei tre grandi inverni che ha vissuto l’Europa uno dietro l’altro e, nel gennaio dell’87, è arrivata un'invasione di aria fredda molto marcata… quando sono sceso dal treno in stazione centrale c’erano 20 gradi sottozero, una cosa che oggi non riusciamo più a immaginarci. Dopo quest’aria fredda è arrivata anche una bella alta pressione al di sopra, intrappolando l’aria polare sotto. Il risultato: una cosa tipo 29 o 30 giorni consecutivi con nebbia alta e temperature sotto lo zero. Questo è stato il benvenuto e il mio primo inverno passato in Svizzera interna. Il sole mi mancava, ma amo il freddo e sono riuscito a non scappare (ride, ndr)”.
La nebbia lo ha però tratto in inganno più di una volta anche in ambito professionale: “Noi facevamo anche il turno di notte a Zurigo e, in quel caso, la bozza di bollettino veniva redatta entro le 3 e 30, poi ci si dedicava alle previsioni per l’aviazione e infine alle 5.30 il bollettino veniva verificato e spedito. E più di una volta ti ritrovavi lì dopo aver previsto la nebbia, che avrebbe dovuto formarsi, a guardare fuori dalla finestra e di nebbia nemmeno l’ombra. Allora magari correggevi il tiro in possibili banchi di nebbia, e alle 6.30 mentre davi l’intervista ti accorgevi che iniziava a diventare un po’ grigio e, quando alle 7 finivi, iniziavi a sentire puzza di fregatura… e infatti arrivavi a casa a dormire e c’era già il coperchio totale e quando ti svegliavi a mezzogiorno o alla una era ancora lì, la classica fregatura. Succedeva ogni tanto e non si sa veramente perché spesso la nebbia, in particolare quella bassa, si formi spesso alle prime luci all’alba" racconta Zanini.
Nebbia e cambiamento climatico: quale relazione?
“Il cambiamento climatico porta con sé temperature più alte e abbiamo osservato contemporaneamente che la nebbia diminuisce e, anche se forse non è l’unico motivo, la relazione c’è ed è stata recentemente portata alla luce anche da uno studio di due ricercatori di MeteoSvizzera” ci dice Stefano Zanini. A incidere, secondo la sua esperienza, è sicuramente anche la diminuzione della frequenza e della durata dei periodi freddi. “Ad esempio quando soffiava la bise gelida si avevano spesso giorni e giorni di nebbia alta, ora queste situazioni si vedono sempre meno. Stabilire le cause precise ed esatte della diminuzione non è però semplice, anche la maggior durata dei periodi con vento da ovest che spinge più a est le masse d’aria fredde di origine continentale può avere il suo ruolo. E allo stesso modo la minor quantità di neve e il terreno più caldo possono incidere. O ancora, pensando ad esempio alla Pianura Padana dove pure si sta osservando un’importante diminuzione della nebbia negli ultimi anni, le sempre più scarse precipitazioni autunnali, con il netto calo della frequenza del cosiddetto monsone autunnale… in passato c’era quindi più umidità che poteva favorire la formazione della nebbia. Insomma, ci sono ancora tante cose da capire, ma visti tutti questi fattori influenzati dal cambiamento climatico, si può senz’altro dire che in futuro ci sarà ancora meno nebbia” conclude Zanini.