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La nebbia, diradiamo ogni dubbio – parte 3

MeteoSvizzera-Blog | 20 novembre 2022
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Nell’ultima puntata della serie #lameteospiegata dedicata alla nebbia, ci spostiamo in Svizzera. Si sa, l’Altopiano è spesso nebbioso, specialmente nella stagione fredda. A Locarno-Monti uno dei meteorologi previsori vanta un’esperienza pluriennale di previsione “nebbiose” a nord delle Alpi. Vediamo un po’ da vicino alcune peculiarità decisamente “made in Switzerland”.

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Uno dei peggiori nemici dei frequentatori della montagna

Chi va in montagna lo sa: la nebbia può essere più che insidiosa e può raggiungerti velocemente e quando meno te lo aspetti. C’è però anche molta differenza tra la nebbia estiva e quella invernale in quota; Luca Nisi: “Nella stagione calda è spesso causata dalla formazione di cumuli sui rilievi, quindi velocemente si può passare da una giornata di tempo ben soleggiato ad essere avvolti dalla nuvola e quindi concretamente all'interno della nebbia. Bisogna però dire che a causa del terreno tipicamente caldo, l'aria vicina al suolo può essere presente un maggior quantitativo di vapore acqueo e difficilmente il nostro banco di nebbia si “attacca” al terreno, permettendo comunque all'escursionista di avere alcune decine di metri di visibilità. Situazione decisamente differente per chi si trova invece su un ghiacciaio oppure trova queste condizioni d'inverno, quando il terreno freddo permette al banco, tipicamente sotto forma di strato e non più di cumulo e quindi già molto più denso a livello di goccioline in sospensione, di toccare praticamente il terreno. La visibilità è molto più limitata e in casi estremi anche a pochi metri, dando all'escursionista anche esperto una sensazione di smarrimento fino ad arrivare ai capogiri, perché praticamente il cervello non ha più punti di riferimento”.

La nebbia alta, una questione molto svizzera e alpina

La nebbia alta è un fenomeno ben presente in Svizzera e Stefano Zanini, collega di Luca Nisi a Locarno Monti e previsore per ben 17 anni a Nord delle Alpi, conosce bene. “Solo da noi nella regione alpina, o nelle regioni con conformazioni montuose simili, la definiamo infatti così, ed è principalmente a causa di un motivo molto semplice: nel nostro territorio si può facilmente ‘sfuggire’ alla nebbia, salendo al di sopra del suo limite superiore ma restando con i piedi sempre ben piantati al suolo. Si può pensare ad esempio alla Svizzera interna e a quando c’è un limite superiore della nebbia sui 900 metri di altitudine: nelle Prealpi nei finesettimana o nei giorni festivi le cime sono stipate di gente, persone che scappano dal grigiore più in basso (che può persistere per giorni) per trovare il cielo terso e il sole al di sopra e il cosiddetto mare di nebbia sotto. Noi abbiamo la fortuna di poterlo fare proprio grazie alle montagne e da qui deriva il concetto di nebbia alta. Al contrario, in regioni pianeggianti non c’è modo di scappare alla nebbia e questa distinzione perde quindi di significato”.

Meteosvizzera parla di nebbia alta in presenza di un limite superiore che permette ragionevolmente di salire sopra la nebbia: “Diciamo che nei bollettini meteorologici di solito si parla di nebbia alta fino a un limite superiore tra i 2000 e i 2400 metri, a dipendenza della regione e della facilità con cui si possono raggiungere queste quote. In Romandia ad esempio ci sono meno accessi e il limite massimo viene considerato a 2000 metri, mentre nella Svizzera tedesca – con montagne accessibili come il Säntis o il Pilatus – si sale con il limite anche fino a 2400 metri”.

L’Altopiano come una vasca da bagno: le zone più nebbiose in Svizzera

“Dobbiamo immaginarci l’Altopiano un po’ come una vasca da bagno: le Alpi in particolare in inverno producono aria fredda che poi dalle valli si riversa proprio qui e rimane intrappolata producendo appunto la nebbia. Questa è infatti la zona Svizzera più interessata dal fenomeno” ci dice ancora Zanini, “ma anche qui non tocca ovunque allo stesso modo”. La zona più nebbiosa è infatti da considerarsi quella che va dai piedi del Giura, passando per la zona dei tre laghi (Bienne, Neuchâtel e Morat), per poi risalire verso Soletta e Olten fino ad arrivare in Argovia. A questo ‘corridoio’ si aggiungono anche le zone più basse del nordest, intorno al lago di Costanza, come pure la valle della Reuss uscendo da Lucerna, soprattutto la zona del Rotsee. “Queste sono sicuramente le tre zone più toccate dalla nebbia in Svizzera, dove è più frequente e anche persistente”.

Su questo fronte, a differenza di quanto avevamo visto ad esempio per i fulmini, il Ticino, ma anche i Grigioni, sono tra le zone meno colpite dalla nebbia: “La conferma arriva anche dalla statistica sulle giornate di sole, il Ticino svetta infatti in questa classifica e – a differenza di quel che molti pensano – la differenza la fanno in maniera importante anche le giornate invernali, visto che Oltralpe sono molte quelle perse proprio a causa della nebbia”.

I periodi “svizzeri”: i mari persistenti e quelli che si dissolvono

Una delle grandi sfide quando si parla di nebbia non è solo prevedere quando si formerà, ma anche e soprattutto quando si dissolverà. E se è già emerso che il periodo più propizio alla nebbia è quello autunnale-invernale, un ulteriore periodizzazione viene fatta proprio grazie alla dissoluzione. “Si fa la distinzione fra il periodo dei mari di nebbia persistenti e quello dei mari di nebbia che si dissolvono nel corso della giornata – spiega ancora l’esperto Zanini –. In certe zone della Svizzera di fatto la nebbia può formarsi tutto l’anno, ma poi si dissolve più o meno rapidamente. E il periodo più persistente e ‘pesante’ va da fine ottobre circa, a inizio febbraio, con la maggior percentuale di mari di nebbia non dissolti tra metà novembre e metà dicembre. In senso più ampio la stagione della nebbia inizia in Svizzera a metà settembre, con le nebbie mattutine che iniziano a diventare più frequenti. In relazione a quanto dicevamo prima sulla nebbia alta, si può pure dire che più il limite superiore è alto e più sarà bassa la probabilità di dissoluzione. Un mare di nebbia con un ‘top’ ad esempio a 800 metri avrà molte più possibilità di dissolversi di un mare che arriva a 1500 metri o più”.

Quali i posti più nebbiosi al mondo? Una classifica quasi impossibile

Se in Svizzera come abbiamo visto è possibile definire in maniera piuttosto chiara quali siano le zone più nebbiose, allargando gli orizzonti a livello continentale e globale l’esercizio diventa praticamente impossibile. “Non è come con le precipitazioni o le temperature, dove abbiamo moltissime misura sistematiche: per la nebbia si hanno giusto quelli puntuali degli aeroporti o di determinate località, ma una vera statistica globale sistematica non c’è. Detto questo è chiaro che le zone più soggette a nebbia sono le vaste pianure. Vicino a noi c’è sicuramente la zona verso la Germania o a sud la Pianura Padana, un po’ più lontano anche la Polonia e in generale le vaste pianure dellEuropa orientale. Poi sul web si trova anche l’indicazione secondo la quale il posto più nebbioso al mondo dovrebbe – e sottolineo dovrebbe – essere Grand Banks, nella provincia canadese di Terranova dove si incontrano la calda corrente del Golfo con la più fredda corrente del Labrador, e dove la nebbia è praticamente quotidiana o comunque per un minimo di 200 giorni l’anno. Si può però anche presumere che il posto più nebbioso potrebbe essere una montagna, possibilmente vicino al mare. Insomma, è una classifica molto difficile da stilare”.

La previsione della nebbia: una vera sfida

La nebbia ha un aspetto statico e ama le situazioni stabili, sarà quindi facile da prevedere verrebbe da pensare… Niente di più sbagliato. “È difficile – prosegue Zanini –, anche se ci sono, come spesso accade in meteorologia, situazioni più facili e altre più difficili. Stabilire l’ora alla quale si forma la nebbia e quando si dissolverà, capire se si svilupperà dappertutto o solo a banchi e quale limite superiore avrà… sono tutte domande da valutare e alle quali fornire una risposta non è affatto facile, visto che come abbiamo visto sono molti i fattori che favoriscono o sfavoriscono la formazione e la dissoluzione della nebbia. Influiscono poi anche il tipo di massa d’aria (punto di rugiada), la stagione, la nuvolosità, il vento e tanti altri parametri. Si procede anche secondo molti principi empirici ricavati da analisi statistiche. Insomma si tratta di una previsione complessa, difficile e delicata, anche perché a dipendenza di dove si forma la nebbia può avere un impatto notevole, in particolare sul traffico aereo e, quando è particolarmente fitta, anche su quello stradale, un fenomeno più presente sulla Pianura Padana rispetto alla Svizzera, ma comunque possibile anche da noi”.

MeteoSvizzera non dirama delle allerte per la nebbia, ma su questo fronte si occupa delle previsioni specifiche per l’aviazione elvetica e in particolare per gli aeroporti, le TAF (Terminal aeronautical forecast), elaborate quotidianamente in “codice” aviatorio.

Un meteorologo nella nebbia: dal “Generale” inverno alle fregature

Stefano Zanini ha vissuto e lavorato, facendo previsioni, in Svizzera tedesca dal 1991 al 2008 e di nebbia ne ha vista parecchia… quali sono i ricordi più significativi e “offuscati” che si porta con sé da quando è rientrato sul versante sudalpino? “Il primo inverno che ho trascorso Oltralpe  (’86-’87) fu anche l’ultimo dei tre grandi inverni che ha vissuto l’Europa uno dietro l’altro e, nel gennaio dell’87, è arrivata un'invasione di aria fredda molto marcata… quando sono sceso dal treno in stazione centrale c’erano 20 gradi sottozero, una cosa che oggi non riusciamo più a immaginarci. Dopo quest’aria fredda è arrivata anche una bella alta pressione al di sopra, intrappolando l’aria polare sotto. Il risultato: una cosa tipo 29 o 30 giorni consecutivi con nebbia alta e temperature sotto lo zero. Questo è stato il benvenuto e il mio primo inverno passato in Svizzera interna. Il sole mi mancava, ma amo il freddo e sono riuscito a non scappare (ride, ndr)”.
La nebbia lo ha però tratto in inganno più di una volta anche in ambito professionale: “Noi facevamo anche il turno di notte a Zurigo e, in quel caso, la bozza di bollettino veniva redatta entro le 3 e 30, poi ci si dedicava alle previsioni per l’aviazione e infine alle 5.30 il bollettino veniva verificato e spedito. E più di una volta ti ritrovavi lì dopo aver previsto la nebbia, che avrebbe dovuto formarsi, a guardare fuori dalla finestra e di nebbia nemmeno l’ombra. Allora magari correggevi il tiro in possibili banchi di nebbia, e alle 6.30 mentre davi l’intervista ti accorgevi che iniziava a diventare un po’ grigio e, quando alle 7 finivi, iniziavi a sentire puzza di fregatura… e infatti arrivavi a casa a dormire e c’era già il coperchio totale e quando ti svegliavi a mezzogiorno o alla una era ancora lì, la classica fregatura. Succedeva ogni tanto e non si sa veramente perché spesso la nebbia, in particolare quella bassa, si formi spesso alle prime luci all’alba" racconta Zanini.

Nebbia e cambiamento climatico: quale relazione?

“Il cambiamento climatico porta con sé temperature più alte e abbiamo osservato contemporaneamente che la nebbia diminuisce e, anche se forse non è l’unico motivo, la relazione c’è ed è stata recentemente portata alla luce anche da uno studio di due ricercatori di MeteoSvizzera” ci dice Stefano Zanini. A incidere, secondo la sua esperienza, è sicuramente anche la diminuzione della frequenza e della durata dei periodi freddi. “Ad esempio quando soffiava la bise gelida si avevano spesso giorni e giorni di nebbia alta, ora queste situazioni si vedono sempre meno. Stabilire le cause precise ed esatte della diminuzione non è però semplice, anche la maggior durata dei periodi con vento da ovest che spinge più a est le masse d’aria fredde di origine continentale può avere il suo ruolo. E allo stesso modo la minor quantità di neve e il terreno più caldo possono incidere. O ancora, pensando ad esempio alla Pianura Padana dove pure si sta osservando un’importante diminuzione della nebbia negli ultimi anni, le sempre più scarse precipitazioni autunnali, con il netto calo della frequenza del cosiddetto monsone autunnale… in passato c’era quindi più umidità che poteva favorire la formazione della nebbia. Insomma, ci sono ancora tante cose da capire, ma visti tutti questi fattori influenzati dal cambiamento climatico, si può senz’altro dire che in futuro ci sarà ancora meno nebbia” conclude Zanini.

Una visione condivisa anche dalle osservazioni del collega Luca Nisi: “Sia sulla Pianura Padana sia sulle pianure dell'Europa centro settentrionale, Altopiano svizzero compreso, effettivamente negli ultimi decenni si constata un calo della frequenza e dell'estensione delle nebbie, in maniera ancora più pronunciata sulla Pianura Padana. Una diminuzione riconducibile all'aumento della temperatura presente in ogni stagione, anche durante il periodo invernale, il quale fa sì che i laghi di aria fredda che si formano siano meno freddi rispetto al passato, favorendo un rimescolamento più rapido e importante tra gli strati bassi e quelli alti (più secchi) quando giunge il sole. È una tendenza confermata anche dai dati statistici e, almeno per quel che riguarda la sicurezza del traffico aereo e stradale, ha un risvolto positivo che va anche a favore della produzione di energia solare” conclude con una nota di ottimismo Luca Nisi.

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#lameteospiegata è una serie RSINews, in collaborazione con
MeteoSvizzera, che nasce con l’intenzione di approfondire, una volta al mese, un tema meteorologico non per forza legato alla stretta attualità. La missione: renderlo accessibile e comprensibile.

Altri blog della serie #lameteospiegata dedicati alla nebbia:

La nebbia, diradiamo ogni dubbio – parte 1:

https://www.meteosvizzera.admin.ch/chi-siamo/meteosvizzera-blog/it/2022/11/nebbia-lameteospiegatapt1.html

La nebbia, diradiamo ogni dubbio – parte 2:

https://www.meteosvizzera.admin.ch/chi-siamo/meteosvizzera-blog/it/2022/11/nebbia-lameteospiegata-parte2.html

Il blog completo de #lameteospiegata sul sito web di RSI è accessibile al seguente link:
https://www.rsi.ch/news/oltre-la-news/La-nebbia-diradiamo-ogni-dubbio-15750394.html