Smog e inquinanti, gli aiutanti della nebbia
Tra inquinamento e nebbia esiste una doppia relazione che si manifesta soprattutto nel periodo autunnale-invernale, quando è presente spesso un’inversione termica, con aria più calda in montagna e più fredda e pesante nei bassi strati, dove vengono intrappolati anche gli inquinanti (di solito sotto i 2000/2500 metri). L'inversione termica può causare della nebbia e la nebbia stessa può andare anche a rinforzare l’inversione termica. “Chiaramente potete immaginare che se le emissioni continuano e non c'è rimescolamento della massa d'aria per più giorni o addirittura, in casi estremi per più settimane, le concentrazioni di inquinanti continuano ad aumentare. Si può quindi dire chela nebbia può peggiorare l'inquinamento atmosferico. Oltre a intrappolarlo negli strati più bassi, ne aumenta infatti anche la tossicità, in quanto la nebbia è anche in grado di disciogliere queste particelle o questi gas nelle goccioline, rendendoli più pericolosi per l'uomo e per la vita animale ingenerale”. E la seconda relazione? “Le emissioni possono fornire un numero maggiore di impurità, piccole particelle di aerosol che fungono anche da nuclei di condensazione, che vanno a stimolare e accelerare la formazione di nebbia”.
Un serbatoio d’acqua prezioso
Detto degli aspetti spesso negativi della nebbia (visibilità e inquinanti), è altrettanto vero che ce ne possono essere anche di positivi. “In particolare garantisce alla flora un apporto di umidità anche in assenza di precipitazioni, con le goccioline che possono andare a depositarsi sulle foglie o anche sul terreno. Se pensiamo ad esempio alla Pianura Padana, dove ci sono stati degli inverni caratterizzati da situazioni anticicloniche molto pronunciate – il 2022 è forse il miglior esempio – la nebbia, tipica proprio di queste situazioni, può portare comunque un’umidificazione del terreno e della flora e quindi mitigare, almeno in parte, eventuali condizioni siccitose importanti e prolungate”.