La neve è importante non solo per il turismo invernale, ma anche per settori come la gestione delle acque, l’energia idroelettrica, la pianificazione territoriale, la gestione dei pericoli naturali e il traffico. Nelle località dove si praticano gli sport invernali, le giornate fredde sono essenziali per la formazione del manto nevoso. Al contempo, il gelo rappresenta un rischio per l’agricoltura e può essere la causa di incidenti stradali.
Sul sito web del National Centre for Climate Services NCCS sono disponibili ulteriori informazioni sugli effetti dei cambiamenti climatici e sui provvedimenti in diversi settori.
In Svizzera nel corso dell’ultimo secolo l’aumento delle temperature ha modificato visibilmente il paesaggio invernale In Svizzera le precipitazioni sotto forma di neve sono diminuite. Il conseguente calo del manto nevoso invernale è particolarmente marcato alle basse e medie quote.
Dal 1960 in molte località è stato constatato un netto calo del numero di giorni con neve fresca e dell’accumulo di neve fresca annuale. Di conseguenza oggi in molte stazioni di misura si registra più raramente una coltre nevosa che ricopre interamente il suolo rispetto al periodo 1960-1985. Il calo è evidente addirittura alle quote più alte delle Alpi. Ad essere particolarmente colpite da questa evoluzione sono le regioni in cui si praticano gli sport invernali situate alle quote medie, vale a dire nelle Prealpi. L’esempio di Elm mette in evidenza il calo dei giorni con uno spessore del manto nevoso di almeno 1 cm. La diminuzione delle nevicate accelera anche la fusione dei ghiacciai.
A seguito dei cambiamenti climatici a livello svizzero si registrano sempre meno giorni di gelo. Se le temperature sono più alte, il bisogno di riscaldare gli ambienti interni è minore. Infatti il numero di giorni dell’anno in cui solitamente è necessario riscaldare gli ambienti interni è in diminuzione.
In inverno la quota dell’isoterma di zero gradi è più bassa, in estate più alta. A causa del riscaldamento climatico, negli ultimi 150 anni la quota dell’isoterma di zero gradi vicino al suolo si è alzata di diverse centinaia di metri. Attorno al 1900, in inverno la quota dell’isoterma di zero gradi si situava in media all’altitudine di Zurigo (circa 420 m slm), ma durante il periodo di riferimento 1991–2020 essa aveva già raggiunto la quota di Einsiedeln (900 m slm).
La quota dell’isoterma di zero gradi indica l’altitudine alla quale la temperatura è di esattamente 0 °C. Questa quota separa gli strati d’aria più caldi che si trovano al di sotto di essa da quelli più freddi che si trovano al di sopra; spesso essa determina pertanto se le precipitazioni cadono sotto forma di pioggia o di neve. In linea di massima si distingue tra un’isoterma di zero gradi in prossimità del suolo e un’isoterma di zero gradi nell’atmosfera libera, come quella rilevata durante i radiosondaggi.

Con un riscaldamento globale di 1,5 °C rispetto al periodo preindustriale – in un cosiddetto mondo a +1,5 °C (GWL1.5) – la quota dell’isoterma di zero gradi si alzerà di altri 200 metri, raggiungendo un’altitudine corrispondente a poco più di quella di Gstaad (1’050 m slm). Un mondo a +1,5 °C è imminente. In un mondo a +3 °C l’isoterma si alzerà di altri 500 metri, spingendosi circa fino all’altitudine di Andermatt (1’450 m slm). Anche in estate la quota dell’isoterma di zero gradi subirà un notevole rialzo, favorendo la fusione della neve e del ghiaccio anche sulle vette più alte delle Alpi.
In futuro la neve fonderà molto prima a tutte le quote e di conseguenza il manto nevoso potrà accumulare complessivamente meno acqua. Questo comporterà, a sua volta, un aumento dell’acqua di fusione nel semestre invernale e una diminuzione in quello estivo e quindi minori portate di molti fiumi durante l’estate.

In futuro bisognerà attendersi meno precipitazioni sotto forma di neve in inverno. In un mondo a +3 °C la percentuale di neve calerà di circa il 25%, mentre il quantitativo di pioggia raddoppierà quasi. Di conseguenza, la quantità di neve si ridurrà in modo significativo, nonostante il complessivo marcato aumento delle precipitazioni. Vi saranno conseguenze significative per il manto nevoso invernale, come mostrato con l’aiuto dell’equivalente in acqua (riserva idrica accumulata nel manto nevoso):
| Mondo a +1,5 °C | Mondo a +3 °C | |
|---|---|---|
| 2000 a 2500 m | -19% (da -39 a 0%) | -44% (da -57 a -28%) | 
| 1500 a 2000 m | -34% (da -63 a -19%) | -63% (da -82 a -47%) | 
| 1000 a 1500 m | -51% (da -76 a -29%) | -78% (da -92 a -65%) | 
| 500 a 1000 m | -57% (da -81 a -36%) | -80% (da -92 a -71%) | 
Variazione relativa (%) dell'equivalente in acqua del manto nevoso (riserva idrica accumulata nel manto nevoso) rispetto al periodo di riferimento 1991-2020. Media svizzera tra settembre e maggio. Sono indicati il valore previsto e la relativa incertezza.
Maggiore sarà il futuro riscaldamento del clima, più marcata sarà la diminuzione dei giorni con nevicata:
Oltre alla neve e all’isoterma di zero gradi occorre prevedere anche un cambiamento tangibile nell’ambito dei giorni di gelo e dei giorni di ghiaccio. Con il rialzo della quota dell’isoterma di zero gradi, alle quote basse e medie la probabilità di gelo diminuisce sensibilmente. Sulla base dei dati della stazione di misura di Davos ciò può essere dimostrato in modo evidente:
Si prevede pertanto che, in un mondo a +3 °C, presso la stazione di misura di Davos il numero di giorni di gelo diminuirebbe di un altro 20 % circa rispetto all’attuale periodo di riferimento (1991 – 2020).