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Atlantico del Nord - seconda parte: ondata di calore oceanico

MeteoSvizzera-Blog | 23 settembre 2023
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La seconda parte della nostra serie di blog sull'Atlantico è dedicata all'ondata di calore oceanico nell'Atlantico settentrionale. La temperatura globale degli oceani è attualmente più alta che mai. Ciò è dovuto alle alte temperature nel Pacifico, come risultato del fenomeno El Niño di quest'anno, ma anche nell'Atlantico.

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Gli oceani stanno attualmente superando alcuni record di temperatura. In questo blog illustriamo in dettaglio i meccanismi in gioco. Un fattore importante è l'evento El Niño di quest'anno, che sta riscaldando il Pacifico, in particolare il Pacifico tropicale e il Pacifico nord-orientale. In questo blog ci concentriamo però in particolare sull'andamento delle temperature nell'Atlantico del Nord, dopo aver esaminato la circolazione oceanica nell'Atlantico nella prima parte di questa serie.

Cosa succede negli oceani?

Normalmente, la temperatura media globale della superficie degli oceani è più alta a marzo. Poiché l'emisfero meridionale dispone di maggiori estensioni di acqua e l'estate australe termina a marzo, è in questo periodo che l'energia termica si accumula maggiormente nelle acque. Gli oceani poi tornano a raffreddarsi nuovamente.

Quest'anno la situazione è molto diversa. Come mostra la figura 1, la temperatura globale degli oceani è tornata a salire a partire dal mese di maggio e, dalla fine del mese di luglio, non è mai risultata così alta dall'inizio delle misurazioni satellitari nel 1981. Ma perché? Dall'inizio dell'estate, il Pacifico sta vivendo un evento El Niño, che provoca un aumento delle temperature nel Pacifico tropicale (maggiori informazioni sul sito di MeteoSvizzera). Oltretutto l'attuale evento El Niño è appena iniziato. Anche le alte temperature nell'Atlantico del Nord sono un fattore determinante per l'attuale record di temperatura delle superfici oceaniche a livello globale.

La situazione nell'Atlantico del Nord

Dal mese di maggio le temperature nel Nord Atlantico sono state notevolmente superiori alla norma 1991-2020 (vedi animazione). Mentre a giugno è stato interessato soprattutto il nord-est dell'Atlantico, a luglio è stato il nord-ovest a risultare troppo caldo. Questa situazione persiste tuttora. Alcune regioni sono più calde di 6-8°C rispetto alla media 1991-2020, il che ha portato a ondate di calore oceanico. Si parla di ondata di calore oceanico quando le temperature dell'acqua sono eccezionalmente alte per un periodo prolungato. Le temperature elevate dell’acqua minacciano gli ecosistemi marini e, di conseguenza, le popolazioni la cui sopravvivenza dipende da questi ecosistemi.

Qui potete trovare maggiori informazioni sulle ondate di calore oceaniche, sulla loro classificazione e sui dati attuali. Le previsioni attuali sulle ondate di calore oceaniche sono disponibili qui.

Come siamo arrivati fino a qui?

È ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive sulle cause dell'attuale situazione nell'Atlantico del Nord. Alcuni fattori stanno in ogni caso influenzando ciò che sta accadendo nell'oceano. Da un lato, c'è il cambiamento climatico causato dall'uomo. L'oceano assorbe il 90% dell'energia aggiuntiva del sistema climatico e le temperature oceaniche sono aumentate di 0,9°C rispetto ai livelli preindustriali. Le ondate di calore oceaniche come quella di quest'anno diverranno più probabili proprio a causa del cambiamento climatico.

Oltre all’atmosfera calda, negli scorsi mesi sul Nord Atlantico i venti sono risultati eccezionalmente deboli. Normalmente infatti soffiano venti da ovest abbastanza costanti, il che contribuisce a rimescolare gli strati superiori dell’oceano. Gli strati superficiali riscaldati si mescolano in questo modo con gli strati sottostanti più freddi e l'energia termica si ridistribuisce in maniera omogenea. In assenza di vento, questo fenomeno di rimescolamento viene a mancare e gli strati superiori dell’oceano si riscaldano in modo più marcato. Inoltre, lungo la costa occidentale dell’Africa, i venti fanno risalire acqua fredda dagli strati più profondi, il che raffredda le acque atlantiche. L'attuale debolezza senza precedenti dei venti è probabilmente la causa principale delle temperature estreme nell'Atlantico settentrionale.

Un altro fattore ha probabilmente contribuito al riscaldamento: le piccole quantità di aerosol presenti nell'aria. Le minuscole particelle presenti nell'atmosfera contribuiscono in genere a ridurre la quantità di luce solare che raggiunge la superficie del globo; dunque più particelle sono presenti nell’atmosfera e meno la superficie (terrestre o oceanica) si riscalderà poiché l'energia proveniente dal Sole viene parzialmente riflessa dalle particelle presenti nell’atmosfera. Negli ultimi mesi, gli aerosol presenti nell'aria sopra l'Atlantico sono stati particolarmente pochi. Ciò è dovuto in parte al fatto che poca polvere proveniente dal Sahara è stata trasportata verso le aree sopra l’oceano (sempre a causa della mancanza di vento). Un altro possibile fattore è che il Nord America e l'Europa, così come le navi in viaggio sull'oceano, inquinino meno l'aria e, di conseguenza, meno aerosol finiscono nell'atmosfera, ma questo fattore è ancora oggetto di studio. Nel complesso, quindi, la variabilità naturale, il riscaldamento globale, le condizioni di vento eccezionali e gli aerosol hanno tutti giocato un ruolo nel riscaldamento della superficie oceanica nel Nord Atlantico.

Quali evoluzioni sono possibili?

Come risultato del cambiamento climatico, possiamo generalmente aspettarci un aumento della temperatura globale degli oceani, poiché essi assorbono la maggior parte dell'energia termica aggiuntiva nel sistema climatico (90%). Tuttavia, la situazione nell'Atlantico del Nord è particolarmente complessa. Come sapete dal nostro precedente blog sulla circolazione oceanica atlantica (AMOC), l'AMOC si sta indebolendo e, di conseguenza, meno acqua calda raggiunge il Nord Atlantico dall'equatore. Negli ultimi anni abbiamo quindi assistito a una tendenza al raffreddamento dell'Atlantico settentrionale. Questo potrebbe aiutare a combattere ondate di calore come questa in futuro.

Tuttavia, le ondate di calore oceanico si verificano principalmente negli strati superiori degli oceani e sono dovute allo scarso rimescolamento con le acque sottostanti. È quindi possibile che sotto la superficie molto calda si nascondano ancora acque relativamente più fredde. Inoltre, le attuali ondate di calore oceanico sono dovute all'aria calda estiva che sovrasta l'acqua e le ricerche attuali mostrano che le temperature estive continueranno ad aumentare. D'altra parte, l'effetto dell'AMOC è decisivo soprattutto in inverno e negli strati più profondi. Anche l'evoluzione futura dei venti, che garantiscono il rimescolamento, è molto incerta. Le ricerche attuali mostrano che il cambiamento climatico renderà globalmente più probabili le ondate di calore oceanico in futuro.

Fonti e informazioni supplementari

  • Video con il professor Fröhlicher, specialista degli oceani, Università di Berna
  • Articolo di Copernicus sulle ondate di calore oceaniche in giugno (in inglese)
  • Aggiornamento di Copernicus sulla temperatura superficiale globale del mare fino a luglio (in inglese)
  • Articolo del CLIVAR Research Focus Group On Marine Heatwaves sulle ondate di calore marine (in inglese)