Le dinamiche e le “fasce” sono simili per l’emisfero australe ma, come già visto per il vortice polare, sussiste un’importante differenza che rimescola un po’ le carte in tavola: “Nell’emisfero sud abbiamo decisamente meno terraferma alle medie e alte latitudini, sono prevalentemente zone oceaniche. La distribuzione sarebbe quindi simile, ma a parte le eccezioni di regioni come la Patagonia, non può essere misurato un vero e proprio accumulo per fare un confronto.”
Dati e record: dal fiocco di 38 cm ai quasi 29 metri caduti in un inverno
Arriviamo ora ai dati più significativi che troviamo nelle serie di registrazioni meteorologiche sparse per tutto il globo e, come sottolinea Luca Nisi, vale la pena partire da una curiosità: “È un dato che mi ha meravigliato e non ne ero a conoscenza, ovvero il fiocco di neve più grande mai osservato e riportato dal Guinness dei primati: 38 centimetri di larghezza per 20 di spessore, un vero gigante difficile da immaginare, caduto nel Montana nel gennaio 1887. Vista la data e le dimensioni qualche legittimo dubbio può sorgere, ma è altrettanto vero che di solito per entrare nel Guinness i dati vengono verificati in maniera abbastanza selettiva e il fatto è stato riportato da diversi media dell’epoca. Ovviamente scientificamente in realtà è difficile pensare che si trattasse davvero di un unico fiocco, quanto piuttosto un conglomerato di migliaia di fiocchi, ma la dimensione resta impressionante”.
Abbandonando la curiosità da guinness, i record impressionanti abbondano però anche nei rilevamenti ufficiali: “Sull’intera stagione invernale il quantitativo di neve fresca caduta e misurata corrisponde addirittura a 28 metri e 95 centimetri, sul Mount Baker negli Stati Uniti nell’inverno 1998/99. A titolo di confronto, spostandoci in Svizzera e prendendo appunto la somma delle nevicate giornaliere (non l’altezza totale del manto), il record lo si trova all’ospizio del Grimsel (1980 metri), dove nell’inverno 1974-75 sono stati misurati 20,73 metri di neve caduta. Se si prende in esame invece l’altezza del manto nevoso, quindi considerando anche gli effetti di compressione della neve al suolo, il valore massimo ci porta in Giappone al 14 febbario del 1927, quando la coltre bianca ha raggiunto ben 11 metri e 82 centimetri. La nevicata più intensa sulle 24 ore ci riporta invece sull’altra sponda del Pacifico: in Colorado, negli USA, nel 1921 vennero misurati 192 cm al suolo in un solo giorno. Procedendo anche qui con un ‘confronto svizzero’ rispunta l’ospizio del Grimsel, ma questa volta a parimetro con il passo del Bernina: nel primo caso il 15 aprile 1999, nel secondo il 30 marzo 2018, sono stati misurati 130 centimetri in 24 ore. E non stupisce che sia avvenuto in primavera, proprio perché come dicevamo prima arrivano masse d’aria più calde (relativamente, sempre sotto lo zero) con maggiore umidità a disposizione”. A questo proposito va aggiunta una precisazione, soprattutto per i lettori delle vallate del Sopraceneri che, giunti a questo punto, potrebbero magari avere il dubbio che questi valori siano in realtà già stati raggiunti anche in Ticino nelle zone montane: “Potrebbe essere vero, ma purtroppo non abbiamo stazioni di misura ovunque, ma anche a me è già capitato di misurare nevicate con accumuli orari da 8-9 centimetri, quindi molto intense… e pensando in particolare alla Valle Bedretto è versomile che questi 130 centimetri in 24 ore siano già stati raggiunti, ma non abbiamo le misure ufficiali a suffragarlo.”
Neve e cambiamento climatico: davvero nevicherà sempre meno?
Per rispondere alla domanda delle domande, che popola gli incubi degli amanti della neve, bisogna partire da due aspetti importanti legati alla questione: “Il primo è oggi ben conosciuto: le temperature a livello globale – Svizzera compresa – stanno aumentando e in tutte le stagioni, anche se l'aumento stagionale è in parte mitigato da effetti locali (inversioni termiche un po’ meno importanti d’inverno che d’estate). Inoltre, dal 1970, e penso che non dico niente disconosciuto, al di sotto degli 800 metri di quota, i giorni con neve fresca sono diminuiti addirittura del 50%, mentre al di sopra dei 2000 metri del 20%. Già oggi in pianura abbiamo quindi la metà dei giorni con neve fresca rispetto agli anni ’70, e stiamo parlando di soli 50 anni, e anche in quota abbiamo una lieve diminuzione. A causa del riscaldamento climatico possiamo affermare che i giorni con neve fresca e l'accumulo totale sono destinati a dimuniure alle quote basse e medie. Se guardiamo gli scenari climatici per la Svizzera, prendendo come riferimento il 2060 a una quota di 1500 metri, dagli attuali 60 giorni di neve con accumulo al suolo, si scenderà - anche a dipendenza della strategia di protezione del clima adottata – tra i 30 e i 40 giorni. Alle quote più basse, dai 5-10 giorni attuali con fiocchi al suolo si passerà invece a 1-2 giorni. In generale al di sotto dei 1000 metri si può dire che il valore di riduzione dei giorni con neve previsto è del 50% entro metà secolo e ben dell’80% entro fine secolo. È però importante dire che, anche in relazione al mutamento climatico, rimarrà una spiccata variabilità meteorologica nella regione alpina e la nevicata abbondante fino a basse quote sarà sempre possibile anche in futuro, ma sarà appunto meno frequente.”