Come, dove e perché si forma e cade la neve
Se abbiamo visto che un fiocco di neve è sostanzialmente un cristallino di ghiaccio, per parlare della sua formazione è utile partire da una premessa: “Se ci pensiamo bene, eccezion fatta per alcuni casi molto particolari, la stragrande maggioranza delle gocce anche solo di pioggia che raggiungono i bassi strati dell’atmosfera nel loro recente passato sono transitate da uno stato solido, di cristallino di ghiaccio. Questo perché in quota, dove avviene il processo di formazione delle precipitazioni, le temperature sono spesso inferiori allo zero gradi, anche d’estate considerando quote superiori ai 5000 metri e pensando ai temporali. Fatta questa premessa, si può dire che la causa della formazione di un fiocco di neve è da ricercare come per le gocce di pioggia nella presenza di vapore acqueo nella troposfera, quindi nella parte meteorologicamente attiva dell'atmosfera che va dal suolo fino a circa 10’000 metri. Nell'atmosfera però non c'è solo vapore acqueo, sono presenti anche degli aerosol sotto forma di piccoli granellini di polvere, cristallini di sale o anche pollini, che fungono da nuclei di condensazione. Senza questi aerosol non sarebbe possibile la condensazione in piccole gocce e quindi nemmeno la pioggia. Attorno a questo nucleo di condensazione, in caso di diminuzione della temperatura che, come già visto nelle scorse puntate ha come risultato una diminuzione dello spazio per contenere il vapore acqueo, quest’ultimo condensa formando delle piccole goccioline, molto ma molto più piccole di una goccia di pioggia come la conosciamo al suolo. Dobbiamo pensare che il diametro medio è addirittura di solo un micron, ovvero un milionesimo di metro oppure mille volte più piccolo di un millimetro, giusto per dare l'idea della dimensione di queste goccioline iniziali. Se la temperatura dell'aria invece è inferiore allo zero gradi, invece di una gocciolina, si forma un piccolissimo cristallino di ghiaccio. In questo caso – a livello scientifico – non si parla più di nucleo di condensazione, ma di nucleo di congelamento”.