Scommessa persa
Ciò che spinse gli alpinisti ad aspettare piuttosto che iniziare la discesa era la speranza di uscire dalla parete dall'alto. Secondo loro, sarebbe bastata solo mezza giornata di schiarite per raggiungere un riparo uscendo dalla parete dall'alto, mentre una ritirata verso la valle sarebbe risultata molto più lunga, faticosa e incerta. Ma quella schiarita non arrivò.
Mercoledì 12 sera, il fronte freddo che aveva causato ingenti danni sulla costa atlantica si abbatté sulle Alpi. Il suo passaggio provocò violenti temporali con forti raffiche di vento. Sotto il Monte Bianco trascorreva una nuova notte: sempre a 4500 m, sempre nella tempesta, ma con l'aria che si raffreddava notevolmente...
La Tribune de Lausanne riporta: "Nella notte tra mercoledì e giovedì, forti temporali si sono abbattuti sul cantone, provocando ingenti danni alle colture e dei cortocircuiti. Era da tempo che non si registravano venti così violenti. Inoltre, sulle alture è caduta la neve". Nelle stazioni si misurarono accumuli significativi tra mercoledì mattina e giovedì mattina, come i 46 mm a Vevey e i 54 mm a Friburgo.
Giovedì 13, al mattino e durante il giorno, con una perturbazione frontale che continuava a interessare la Svizzera, il cielo era coperto in tutte le regioni con precipitazioni significative anche in pianura (10-20 mm) e il vento restava sostenuto. L'isoterma di zero grado scese sotto i 2500 m e gli alpeggi si imbiancarono fino a circa 1800 m. Nelle stazioni di misura in pianura, le temperature massime, che mercoledì sfioravano i 30 °C, raggiunsero a malapena i 18 °C a Ginevra e Sion.
Nel frattempo anche in Francia il tempo era molto fresco e ancora ventoso. Sulla costa atlantica, dal punto di vista dei marinai, «la tempesta continua», compromettendo le operazioni di soccorso.