Ambito dei contenuti

El Niño e La Niña, i bambini impertinenti del Pacifico - Parte 2

MeteoSvizzera-Blog | 15 maggio 2023
3 Commenti

Nella prima parte di questa serie #lameteospiegata abbiamo visto un po' più da vicino cosa sono e quali sono le peculiarità dei fenomeni El Niño e La Niña. In questa seconda parte andiamo a vedere quali sono i loro effetti sulla terraferma.

  • Tempo

Piè di pagina

Navigazione top bar

Autorità federali svizzereAutorità federali svizzere

Partendo da una logica geografica, gli effetti più diretti di El Niño e La Niña si trovano nei pressi dell'oceano Pacifico: “Parliamo appunto del Sudamerica da una parte e dell’Australia e dell'Indonesia dall’altra. Il tipo e il luogo delle conseguenze dipendono da dove vengono sospinte le masse d'aria umida dagli Alisei, al contrario un indebolimento di questi venti può provocare un’inversione delle correnti. Questi venti transitano su diverse migliaia di chilometri di oceano, acquistando umidità, e quando poi incontrano la terraferma scaricano precipitazioni abbondanti. In linea generale dove vengono convogliate queste masse d'aria umida si avranno piogge monsoniche intense e alluvionali, spesso anche problematiche.
Allo stesso tempo, dall'altra parte dell’oceano permane tempo secco e spesso addirittura siccitoso. Quindi, semplificando, possiamo dire che un'intensa e prolungata fase di El Niño porta a piogge alluvionali e frequenti verso il Sudamerica, una corrispettiva fase intensa di La Niña porta invece a tempo umido, pure spesso alluvionale, verso l'Australia e l'Indonesia. Queste sono sicuramente le zone più interessate dal fenomeno, ma bisogna anche dire che ci sono altri effetti indiretti e spesso meno conosciuti anche in altre parti del mondo” afferma Luca Nisi di MeteoSvizzera.

Gli effetti indiretti, che si sentono perfino sul Mediterraneo (e da noi)

Proprio delle altre parti del mondo vogliamo parlare ora, con – come sempre – un occhio di riguardo verso l’Europa e la regione alpina. “Gli effetti di El Niño o di La Niña sul tempo meteorologico in Europa sono ancora piuttosto controversi nel mondo scientifico, anche perché sono complessi e difficili da analizzare. In effetti si tratta di solo uno degli elementi che influenzano il tempo delle nostre regioni, e altri fattori possono sovrastare o nascondere il ‘segnale’ dato da El Niño o La Niña. In ogni caso ci sono degli studi scientifici che lasciano presumere che entrambi i fenomeni abbiano una debole influenza sul nord Atlantico e sull'Europa soprattutto durante l'inverno. Studi modellistici ad alta risoluzione hanno ad esempio mostrato un indebolimento dell'Oscillazione nord atlantica, anche conosciuta come indice NAO in concomitanza degli eventi di El Niño e uno spostamento verso sud delle traiettorie delle zone di bassa pressione sul nord Atlantico. In una configurazione di questo tipo si avranno pertanto un po’ più di precipitazioni sul bacino del Mediterraneo, e di conseguenza anche sulle nostre regioni, grazie all’arrivo un po’ più frequente di perturbazioni. Al contrario, in una situazione di La Niña queste perturbazioni vengono spostate un po’ più a nord. Insomma, questi studi sembrano mostrare che El Niño può portare a inverni almeno un po’ più umidi sull’Europa centrale e sul bacino del Mediterraneo, in particolare occidentale (si stima un aumento autunnale e invernale di circa il 10%), e temperature più fresche sulla Scandinavia. L’influsso di La Niña sembra essere più scarso sull’Europa, ma anche in questo caso si è osservato che in presenza di fasi forti, l'inverno europeo, specialmente nel Mediterraneo, è più secco. E guardando a cosa è successo negli ultimi due nostri inverni (molto siccitosi, ndr), considerando che ci trovavamo proprio in questa fase, qualche domanda può sorgere spontanea, anche se una cosa è certa: questo è solo uno dei tasselli che compongono il complesso sistema meteo-climatico. Ad ogni modo anche le osservazioni confermano sostanzialmente questi risultati, ma per lo sviluppo di un modello concettuale affidabile è importante sottolineare che El Niño e La Niña sono dei fenomeni talmente remoti per l'Europa che ci sono altri fattori che potrebbero nascondere talvolta il loro effetto, non è pertanto facile stabilire una relazione diretta, anzi a volte può essere rischioso.

Se quindi possiamo dire che in Europa gli effetti di El Niño e La Niña sono generalmente deboli, dobbiamo però pure segnalare come negli ultimi anni gli effetti di El Niño sembrano avere un influsso abbastanza importante nel favorire lo sviluppo di estati molto calde rispetto alla norma. Torniamo ancora nel campo delle ipotesi, ma potrebbe esserci un collegamento con l'avanzamento degli anticicloni subtropicali, le zone di alta pressione che si spingono verso latitudini più elevate. Un movimento che abbiamo osservato più volte nelle estati recenti”.

El Niño/La Niña oltre il Pacifico e l’Europa

Volgendo lo sguardo oltre casa nostra, soprattutto nelle fasi di El Niño, le conseguenze indirette toccano anche molte altre zone del globo: “Spesso si registrano abbondanti piogge in Brasile, in Argentina, sulle Montagne Rocciose negli Stati Uniti e nelle regioni dell'Africa equatoriale. Al contempo, periodi di siccità anche importanti possono colpire il Centro America e il Sud Africa. Anche in questo caso ci sono quindi delle interconnessioni con altre oscillazioni, magari presenti a livello di atmosfera, che non sono lineari, ma come già per l’Europa si tratta di fenomeni che si osservano spesso in situazioni di El Niño. Possono esserci anche forti ondate di caldo che raggiungono il Sud-est asiatico e il Giappone, mentre nella regione del Golfo del Messico le temperature possono addirittura essere piuttosto contenute se non al di sotto della norma. Un’altra conseguenza importante, di cui abbiamo accennato prima, è che durante una fase di El Niño si registra una diminuzione dei monsoni, molto importanti per la stagione delle piogge, in India, mentre al contempo aumentano le tempeste tropicali nel Pacifico.

Quando siamo in una fase di La Niña, si assiste al contrario a un'intensificazione dei monsoni con alluvioni devastanti in India, come abbiamo visto più volte anche nei telegiornali negli ultimi due anni. Con La Niña c’è poi anche un effetto un po' particolare: si assiste infatti a un aumento, sia di frequenza che di intensità, dei tornado negli Stati Uniti. È particolare perché i tornado sono dei fenomeni molto locali… eppure, anche se ancora non c’è una vera spiegazione diretta, a livello statistico l’aumento è un dato di fatto. Una conseguenza simile, però su scala più grande, riguarda l'influenza determinante di La Niña per la formazione degli uragani sull'Oceano Atlantico, che non di rado possono colpire in modo molto violento le isole del Golfo del Messico e gli Stati Uniti sud orientali: anche in questo caso La Niña sembra andare a influenzare il numero e l’intensità di questi uragani”.

Una lunga Niña al termine… un El Niño in arrivo?

Vista la teoria di base, pensando maggiormente all’attualità climatica, in che fase ci troviamo ora e cosa ci aspetta nel futuro prossimo? “Ci troviamo al termine di una lunga fase ininterrotta di La Niña, che durava da oltre un anno e mezzo. Al momento il sistema oceano-atmosfera del Pacifico tropicale si trova in una fase neutra, che significa che non siamo né in una né nell’altra situazione. O detto in altre parole, in base a quanto visto finora: significa che al momento la circolazione di Walker è normale e non mostra degli indebolimenti o rafforzamenti anomali. Per dare un’ulteriore indicazione: le più recenti misure della temperatura superficiale delle zone monitorate del Pacifico centrale mostrano un’anomalia di soli - 0,2 gradi rispetto alla media stagionale a lungo termine, quindi già al di sopra della soglia di - 0,5 che determina la presenza de La Niña.  Possiamo pertanto dire che questa prolungata fase di La Niña, registrata abbastanza raramente di questa lunghezza nel recente passato, è giunta al termine”.
Abbandonando le certezze dei dati misurati, per quanto riguarda il futuro si entra nella parte previsionale: “Abbiamo diversi modelli numerici che prevedono una transizione entro la fine di quest’anno verso una situazione di El Niño. Tuttavia bisogna dire che questi modelli climatici hanno particolari difficoltà a prevedere questo tipo di fenomeni proprio durante la primavera, il periodo in cui ci troviamo. E la causa delle difficoltà è naturale: solitamente gli eventi El Niño o La Niña raggiungono il picco in inverno e, anche rimanendo in una fase attiva, tendono a indebolirsi proprio in primavera. Si tratta di un fattore che va a disturbare un po’ i modelli in quanto non hanno delle grandi basi previsionali per poter fornire una previsione solida. Quindi, proprio a causa di questo andamento naturale, le simulazioni che vengono fatte in primavera sono sempre correlate ad una grande incertezza… e come facilmente immaginabile, l'errore previsionale è dietro l'angolo! Detto questo, nonostante la grande incertezza, i modelli mostrano una probabilità piuttosto elevata che entro la fine del 2023 ci troveremo in una situazione di El Niño. Per quanto riguarda la previsione, il Servizio meteorologico americano (NOAA), così come l'Organizzazione meteorologica mondiale, rilasciano periodicamente un'analisi della situazione relativa all’ENSO che si basa principalmente sulla distribuzione della temperatura e della pressione atmosferica, così come sulle temperature superficiali oceaniche”.

*******************************************************************************************************

#lameteospiegata è una serie RSINews, in collaborazione con MeteoSvizzera, che nasce con l’intenzione di approfondire, una volta al mese, un tema meteorologico non per forza legato alla stretta attualità. La missione: renderlo accessibile e comprensibile.

Altri blog della serie #lameteospiegata dedicati a El Niño e La Niña:

El Niño e La Niña, i bambini impertinenti del Pacifico - Parte 1

Il blog completo de #lameteospiegata sul sito web di RSI è accessibile al seguente link.