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In volo sopra le Alpi
Storia di un ritrovamento speciale nelle acque del Lago Maggiore. Perché nulla accade per caso…
Tempo
Storia di un ritrovamento speciale nelle acque del Lago Maggiore. Perché nulla accade per caso…
È notte fonda, tutti dormono, è tutto buio intorno. Io sono pronta, mancano pochi secondi all’inizio del mio volo. Che emozione! Non conosco ancora la destinazione, ma so che arriverò molto in alto e che ho un compito ben preciso da portare a termine. Manterrò fino alla fine i contatti con la base a terra, o per lo meno ci proverò. Penso che ci siamo, ora vedo il cielo sopra di me, sento l’aria fresca che mi accarezza l’antenna, ancora qualche istante… ed ecco, ora sono libera di volare. Che bella, la libertà!
L’inizio del volo è molto tranquillo, anche se piuttosto fresco. La temperatura scende ben presto sotto agli zero gradi, ma non c’è molto vento, si sta bene. Salgo velocemente, procedo quasi in verticale, posso godermi le lucine sotto di me, credo che siano i paesi e le strade illuminate. Mi sento bene e continuo a spedire a terra le informazioni che mi sono state richieste. Accidenti, tutto d’un tratto non vedo più nulla, mi sa che sono finita dentro una nuvola. Che nebbione e che freddo, goccioline freddissime si attaccano tutt’intorno a me, ma per fortuna poi si staccano e cadono nel vuoto. Io invece continuo a salire. Tutto d’un tratto mi ritrovo fuori dalla nuvola e mi sento meglio, peccato che non vedo più le lucine sotto di me, erano così belle! Ora non vedo praticamente nulla, posso immaginarmi il panorama che voglio. E continuo a trasmettere numeri, valori, codici che capisco solo in parte. Ah scusate, non ve l’avevo ancora detto, mi chiamo S3220913.
Ora fa freddo, la temperatura scende al di sotto dei meno venti gradi. Ci vorrebbe un maglione, ma non posso permettermelo, altrimenti poi le misure sarebbero falsificate. Io non me ne accorgo, ma da quello che capisco dalle coordinate che sto spedendo a terra mi sto muovendo velocemente verso sudest, e sto ancora salendo rapidamente. Se non sbaglio dovrei essere sopra le montagne, chissà che bello se fosse giorno. Potrei godermi panorami mozzafiato che invece posso solo immaginare, anche se in realtà non so come sono fatti. E poi chissà perché mi muovo proprio verso sudest. Prima di partire sono rimasta alcune settimane in un magazzino, e vicino a me c’era una mia simile che aveva già compiuto un volo. Mi ha detto che le nostre misure sono utilissime, che noi non ce ne accorgiamo, ma anche grazie a noi la gente saprà se potrà andare a prendere il sole al lago, se dovrà portarsi l’ombrello, gli aerei potranno conoscere le condizioni che troveranno in volo, gli scienziati potranno monitorare il clima. Noi non ci capiamo nulla di tutto questo, ma a quanto pare siamo importanti e questo mi basta. Mi ha anche detto che siamo tante e che veniamo lanciate tutte insieme da tante località del mondo. Io, a quanto pare, sono stata lanciata da un posto che si chiama Svizzera. Mentre mi perdo in questi pensieri mi accorgo che ora fa davvero freddo, siamo attorno ai meno sessanta gradi. In compenso l’aria è molto più secca, il che rende il mio viaggio più gradevole. Ora mi sembra di scorgere di nuovo qualche lucina, ma molto più in basso di me, solo luci sbiadite e distanti, chissà da dove provengono. Forse meglio non farci caso, anche perché più le guardo e più mi vengono le vertigini… Ah, dimenticavo, sono attaccata ad un palloncino che dalla partenza non ha smesso un attimo di ingrandirsi, anche se io non vedo nessuno che lo gonfia. Altro mistero di questo volo affascinante. Comunque quel palloncino mi dà sicurezza, mi sostiene, mi guida, mi trascina. Accipicchia, ma è davvero cresciuto, non mi sembra più lui, mi pare che si stia sforzando un po’ troppo, spero che vada tutto bene… ma no, qualcosa non quadra, il palloncino è diventato grandissimo e sembra sottilissimo… no, che botta, è scoppiato! Non mi sostiene più, sto cadendo nel vuoto a gran velocità. Sto tornando alla base, anzi no, ora che ci penso ho fatto tanti chilometri e non so più come fare per tornare dove sono partita! Continuo a trasmettere le informazioni, nessuno mi ha detto di fermarmi del resto. La temperatura torna ad aumentare, ho quasi caldo, e anche l’aria è di nuovo meno secca. Le lucine si avvicinano sempre più velocemente, ora posso distinguere i vari paesi e quasi le singole case. Ma io mi sto dirigendo verso uno specchio, anzi no, non so bene cosa sia, è tutto scuro e riflette le luci. Non ho nemmeno il tempo di farmi troppe domande, ora posso distinguere il profilo delle montagne da quella grande macchia scura, anzi sono più bassa delle montagne, non riesco a fermarmi, come mi manca il mio palloncino. Improvvisamente un’altra gran botta e mi ritrovo tutta bagnata, per un attimo penso di essere morta ma no, sono ancora viva, anche se ho perso i contatti con la base. Ora posso rilassarmi, sto galleggiando nell’acqua. Non fa nemmeno troppo freddo, si sta bene, che bello, chissà dove sono arrivata…. Ma che stanchezza, sono proprio esausta. Questo su e giù delle ondine mi fa assopire e cado in un sonno profondo…
Sono parecchie centinaia le radiosonde che vengono lanciate in atmosfera ogni 12 ore in svariate località di tutto il mondo. Esse raccolgono dati fondamentali per capire che cosa accade nei nostri cieli. Le misure di temperatura, umidità, pressione, vento e altri parametri meteorologici vengono messe a disposizione di tutti i servizi meteorologici anche per inizializzare i modelli di previsione. Per maggiori informazioni sui radiosondaggi vi rimandiamo a questa pagina del nostro sito.
Torniamo alla nostra amica radiosonda S3220913. Essa è stata lanciata il 18 settembre 2022 alle 2 di notte dalla sede di MeteoSvizzera di Payerne. Quella notte sulla regione alpina soffiavano forti venti nordoccidentali. Sul versante sudalpino la giornata precedente era stata soleggiata con una forte corrente favonica che aveva provocato raffiche di vento fin verso i 90 km/h, mentre al Nord più nuvolosa con alcune precipitazioni. Al momento del lancio gli ultimi rovesci erano ancora presenti nelle Alpi orientali, ma altrove il tempo risultava asciutto.
Al momento del lancio la temperatura a Payerne era attorno a 10 gradi e l’isoterma di zero gradi si trovava a circa 1500 metri, molto vicino al livello di condensazione dell’aria, laddove giaceva lo strato nuvoloso attraversato dalla sonda poco dopo il suo lancio. Il vento nordoccidentale risultava più forte attorno ai 10-12 km di quota, raggiungendo i 100-130 km/h.
Durante l’ascesa la radiosonda ha raggiunto la velocità massima di 126 km/h a 12030 metri di quota. La sua velocità media di ascensione è stata pari a 5.05 m/s, la velocità media di discesa 10.31 m/s. L’altezza massima raggiunta di 37394 metri, proprio l’altezza dove il palloncino ripieno di idrogeno che l’ha trascinata verso l’alto è scoppiato.
L’ultimo contatto radio con la radiosonda S3220913 è avvenuto alle 01:59:46 UTS del 18 settembre, quando essa si trovava già in Ticino, a sud della Corona dei Pinci ad una quota di 1522 m. Essa stava scendendo a 5.7 m/s ad una velocità di 37 km/h. Secondo il sito di radioamatori https://radiosondy.info essa dovrebbe essere caduta nel Lago Maggiore pochi metri più a sud delle Isole di Brissago.
La sonda è stata ritrovata nel Lago Maggiore il 27 dicembre 2022 davanti alla Canottieri Locarno, attorcigliata attorno ad una boa. Come abbia fatto a raggiungere il Golfo di Locarno dalle Isole di Brissago, probabilmente non lo sapremo mai. Ma – per riallacciarci al sottotitolo di questo blog – nulla accade per caso. Forse la sonda ha raggiunto lo specchio d’acqua antistante la Canottieri Locarno proprio per essere ritrovata da un meteorologo canoista … e per permetterci di raccontarvi questa storia curiosa.