Nella regione alpina di Germania, Austria e Svizzera il periodo che va da novembre 2024 ad aprile 2025 è stato caratterizzato dal susseguirsi di situazioni di alta pressione. In montagna questo ha procurato un abbondante soleggiamento, mentre nelle vallate le inversioni termiche hanno favorito la formazione di nebbia alta con temperature nella media per il periodo o anche al di sotto. Inoltre in molte regioni è caduta meno neve rispetto al solito.

In ampie zone a nord delle Alpi l'altezza della neve è stata in alcuni casi inferiore di oltre il 50% rispetto alla media. La situazione è risultata particolarmente drastica sullo Zugspitzplatt, dove sono stati raggiunti i minimi storici relativi all'altezza della neve, compresi quelli dell'inverno 1971/72.
Anche le stazioni di Sonnblick, Feuerkogel e Rudolfshütte hanno registrato i valori più bassi della loro storia. Una delle ragioni principali della diffusa mancanza di neve è stata la scarsa frequenza di situazioni con precipitazioni dello scorso semestre invernale.
Ci sono state alcune, poche, eccezioni alle alte quote vallesane, dove localmente il massimo dello spessore della coltre nevosa è stato però raggiunto solo in aprile, insolitamente tardi per questa regione.

L'inverno non ha portato solo temperature miti, ma anche eccezionali fasi di favonio da sud. A gennaio, Vaduz ha registrato 118 ore di favonio, un valore mai raggiunto prima dall'inizio delle misurazioni automatiche nel 1981. A marzo si è verificata un'altra fase di favonio, in particolare nel Vallese e sul versante settentrionale delle Alpi.
Il rapporto dedica particolare attenzione alla storia delle stazioni meteorologiche d'alta quota, come quella sulla Zugspitze, che celebrerà il suo 125° anniversario nel luglio 2025. Queste stazioni non sono solo un capolavoro tecnico in condizioni estreme, ma costituiscono anche la base per la ricerca sul clima e lo studio dell'evoluzione climatica. Ciò che oggi funziona in modo automatizzato, in passato era sinonimo di una vita solitaria degli addetti alle misure e alle osservazioni, in condizioni difficili legate al vento e al ghiaccio, come il rapporto documenta vividamente utilizzando fonti storiche.

Il semestre invernale 2024/25 mostra ancora una volta come le condizioni climatiche nella regione alpina stiano cambiando. Ciò accresce la necessità di una cooperazione transfrontaliera e di un solido monitoraggio del clima, come illustrato nel rapporto “Clima delle Alpi”.