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L'anno 2024 a sud delle Alpi - parte 2

MeteoSvizzera-Blog | 19 gennaio 2025

In questa seconda parte del blog dedicato alla retrospettiva 2024 a sud delle Alpi ripercorriamo gli eventi meteorologici e climatici salienti dell'anno da poco terminato.

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L’inverno più caldo dal 1864 con precipitazioni soprattutto in febbraio

Nella Svizzera italiana la stagione invernale 2023/24 (mesi di dicembre 2023, gennaio e febbraio 2024) è terminata come la più mite dall’inizio delle misure nel 1864.

I primi dieci giorni di gennaio hanno visto temperature superiori alla norma, seppur di poco. Fra il 9 e il 22 gennaio, invece, le temperature si sono mantenute per lo più al di sotto della media climatologica, per poi salire su valori abbondantemente più elevati del normale. I 13,5 °C raggiunti il 24 gennaio a San Bernardino costituiscono la temperatura più elevata mai misurata in gennaio dall’inizio delle misure nel lontano 1864. In febbraio solamente fra il 23 e il 27 le temperature medie a sud delle Alpi sono risultate inferiori alla norma, con anomalie negative generalmente più piccole di 3 °C. In tutti gli altri giorni del mese esse hanno superato abbondantemente la norma 1991-2020, con anomalie positive quasi sempre superiori a 3 °C che hanno addirittura toccato e localmente superato i 6 – 10 °C fra il 3 e il 4 febbraio e fra il 16 e il 19 del mese. Il 4 febbraio a Locarno Monti la temperatura non è scesa sotto i 12,1 °C, valore più alto per febbraio della serie storica iniziata nel 1882. Considerando le temperature medie giornaliere, Piotta ha registrato un nuovo primato il 17 febbraio con 10,1 °C (+9,9 °C rispetto alla norma) e Poschiavo / Robbia il 4 febbraio con 12,2 °C (+13,4 °C rispetto alla norma). Con un’anomalia di +3,9 °C rispetto alla norma 1991-2020, è stato registrato il mese di febbraio più mite dall’inizio delle misure, superando di circa mezzo grado il record precedente che risaliva a febbraio 1998.

Le precipitazioni invernali sono state superiori alla media, in particolare sul Ticino centro-meridionale e verso le vallate grigionesi meridionali, dove è stato superato il 150 % della norma 1991-2020. Questo soprattutto a causa di un mese di febbraio ricco di precipitazioni, in cui è caduta più del doppio della precipitazione normalmente attesa in questo mese. Per le stazioni di Cimetta e Stabio quello del 2024 è stato il secondo mese di febbraio con precipitazioni più abbondanti dall’inizio delle misure nel 1982, per Robiei e Torricella / Crana il terzo (inizio delle misure rispettivamente nel 1991 e nel 1961). Il 9 febbraio a Scudellate sono stati misurati 65,9 mm di pioggia, a Morbio Superiore 60,1 mm, valori giornalieri più elevati per questo mese dall’inizio delle misure nel 1974. A Stabio (inizio misure nel 1982) l’accumulo sulle 48 ore ha raggiunto i 106 mm, valore più elevato per il mese di febbraio.

Mentre alle basse quote non si sono verificate nevicate significative, in montagna la neve è arrivata all’inizio di dicembre, ma poi è risultata deficitaria fin verso la fine di febbraio. Le nevicate di fine febbraio hanno portato l’altezza della neve presente al suolo alla fine dell’inverno meteorologico su valori superiori alla norma.

Primavera poco più mite della norma e ricca di precipitazioni

A sud delle Alpi marzo 2024 ha fatto registrare una temperatura media mensile di +1,2 °C più elevata della norma 1991-2020. La prima metà di aprile ha visto temperature quasi estive con valori che localmente sono rientrati fra i tre più elevati dall’inizio delle misure, mentre la seconda metà è stata fredda, dal carattere più invernale che primaverile. Anche la maggior parte dei giorni di maggio ha visto una temperatura media inferiore alla norma; solamente fra il 9 e il 12 maggio sono state registrate per qualche giorno temperature di 2 – 4 °C più elevate della media pluriennale.

Le precipitazioni primaverili sono state abbondanti, mediate sul territorio sudalpino è infatti caduto il 170 % del quantitativo corrispondente alla norma 1991-2020 e la stagione è risultata la settima primavera più piovosa dal 1901. La stazione di Stabio ha registrato il 205 % delle precipitazioni normalmente attese.

Con il 380 % circa della norma 1991-2020, a sud delle Alpi è stato registrato il mese di marzo più ricco di precipitazioni dall’inizio delle misure nel 1864. Fra le 14 delle 29 stazioni di misura che hanno rilevato un nuovo primato mensile, spicca la stazione di Mosogno in Valle Onsernone, la cui serie storica è cominciata nel lontano 1901. In questa località in marzo sono caduti 574,2 mm di precipitazione, che corrispondono al 559 % della norma 1991-2020. La somma delle precipitazioni del 31 marzo è risultata da primato per il mese di marzo in ben 9 stazioni di rilevamento sudalpine, fra cui San Bernardino (75,2 mm) e Mosogno (163,5 mm) che dispongono di serie di misura lunghe più di 100 anni. Dopo un mese di aprile meno piovoso della media, le piogge frequenti e abbondanti sono tornate in maggio. Su gran parte della Svizzera italiana è piovuto mediamente due giorni su tre. La stazione di Stabio ha registrato 431,2 mm, che corrispondono al 251 % della norma 1991-2020; si tratta del secondo totale di maggio più elevato dall’inizio delle misure nel 1981.

Nevicate primaverili abbondanti

Così come in febbraio, anche in marzo al disopra dei 1400-1600 metri vi sono state nevicate abbondanti. La prima è durata dal 29 febbraio al 4 marzo e ha interessato in modo particolare il Ticino nordoccidentale, dove oltre i 1600 - 1800 metri circa sono caduti da 1 a 2 metri di neve fresca. Fra il 9 e il 10 marzo si è verificata la seconda nevicata abbondante, anch’essa risultata più intensa sul Ticino nordoccidentale dove oltre i 1600 metri sono caduti fino a 70 – 80 cm di neve fresca. Fra il 26 e il 27 marzo la neve è tornata ad imbiancare le montagne sudalpine, con accumuli di 60-80 cm al di sopra dei 1600-1800 metri circa, mentre l’ultimo episodio nevoso, iniziato il 29 marzo e proseguito fino al primo aprile, ha generato nevicate abbondanti solamente al di sopra dei 1800-2000 metri. Oltre queste quote nel Ticino nordoccidentale si sono accumulati da 150 a 200 cm di neve fresca, localmente fino a oltre 250 cm. Alla fine dell’evento l'altezza della neve era fino a due volte superiore alla norma del periodo e il primo aprile molte stazioni IMIS dell’SLF hanno stabilito nuovi record giornalieri di neve fresca e di altezza neve totale al suolo.

Le temperature molto miti della prima parte di aprile hanno provocato una veloce fusione dell’abbondante manto nevoso al di sotto di circa 2000 metri, mentre nella seconda parte del mese la fusione è stata rallentata delle temperature più basse. In maggio l’abbondante manto nevoso ancora presente in montagna si è fuso lentamente. Attorno alla metà del mese, inoltre, al di sopra dei 2000-2500 metri è caduta a tratti ancora un po’ di neve. Nonostante un’accelerazione della fusione registrata negli ultimi giorni di maggio, alla fine della primavera in alta montagna l’innevamento risultava ancora ben superiore alla media.

Estate molto calda

Con uno scarto dalla norma 1991-2020 di +1.5 °C, a sud delle Alpi l’estate 2024 è risultata la quinta più calda dall’inizio delle misure nel 1864. La temperatura media del mese di giugno 2024 è risultata di 0,1 °C inferiore alla media, mentre il mese di luglio è tornato a far registrare un’anomalia positiva con +1,8 °C. In agosto le temperature medie sono state sempre superiori alla media, ad eccezione di quattro giorni, facendo registrare il secondo mese di agosto più caldo dall’inizio delle misure.

Fra metà luglio e metà agosto si è verificata una lunga fase canicolare il cui apice è stato fra il 28 e il 31 luglio e fra il 10 e il 13 agosto. Durante questo lungo periodo, la soglia dei 25 gradi di temperatura media giornaliera - utilizzata da MeteoSvizzera per definire le ondate di caldo - non è stata raggiunta in modo esteso solamente in singole giornate. L’ondata di caldo è stata particolarmente pronunciata dal punto di vista delle temperature minime giornaliere, infatti a Lugano è stato registrato un nuovo primato: a partire dall’inizio delle misure nel 1864, non erano mai state registrate due settimane così calde per quanto riguarda le temperature minime. Fra il 24 luglio e il 6 agosto la media delle temperature minime giornaliere è stata pari a 22,0 °C, valore più elevato della serie storica. L’estate 2024 ha visto un numero molto elevato di notti tropicali (temperature minime non inferiori a 20 °C): a Locarno Monti e a Lugano esse sono state rispettivamente 33 e 41. Per Lugano si è trattato del numero più elevato di notti tropicali mai registrato dall’inizio delle misure nel 1864, per Locarno Monti del secondo valore più elevato dal 1901.

L’estate delle alluvioni

Nonostante le precipitazioni intense della prima parte della stagione, l’estate nel suo complesso è risultata poco piovosa. Mediate sul territorio sudalpino è infatti caduto il 76 % del quantitativo corrispondente alla norma 1991-2020, ma con importanti differenze regionali: mentre la stazione di Stabio ha registrato il 119 % delle precipitazioni normalmente attese e quella di Grono il 104 %, mentre altrove le piogge sono state più scarse della media pluriennale.

Ma l’estate 2024 verrà ricordata per le alluvioni di giugno, che, come ampiamente riportato dai media, hanno purtroppo causato non solo danni materiali ma anche vittime e dispersi. Gli eventi principali sono stati tre: il 21 giugno nel Moesano, il 29-30 giugno sull’Alta Valle Maggia, il 7 luglio nel Mendrisiotto.

Il 21 giugno il versante sudalpino è stato interessato da alcune linee temporalesche mobili che si spostavano velocemente da sud-sudovest a nord-nordest. Nel Moesano, la regione più colpita, gli accumuli hanno superato i 100 mm: in 24 ore la stazione di Grono ha misurato 124,2 mm, la stazione AXPO presso il Lago d’Arbola 143,1 mm. Per quanto riguarda l’accumulo giornaliero di Grono, si tratta del tredicesimo valore più elevato per questa stazione dall’inizio delle misure nel 1901, corrispondente ad un tempo di ritorno di circa 10 anni. Le precipitazioni più intense sono cadute in realtà in circa due ore. Su questo intervallo di tempo Grono ha misurato 82,3 mm, le stazioni AXPO del Lago d’Arbola e di Roggiasca rispettivamente 107 e 95,7 mm. Anche gli accumuli orari più elevati sono stati ingenti: Grono 63,7 mm (periodo di ritorno di 10-20 anni), Lago d’Arbola 60,7 mm, Roggiasca 53,9 mm. A Grono, sono caduti più di 30 mm in 30 minuti, evento molto raro per le vallate alpine. Queste forti precipitazioni sono cadute su un territorio sul quale a partire dall’inizio della primavera era già caduta molta pioggia, circa il 130 % circa della precipitazione media 1991-2020, e l’innevamento della stagione invernale era stato molto abbondante.

A meno di dieci giorni dall’alluvione della Mesolcina, le forti precipitazioni sono tornate fra il 29 e il 30 giugno a colpire la Svizzera italiana. L’Alta Vallemaggia è risultata la regione più colpita, con accumuli che hanno superato i 120 mm e localmente perfino i 200 mm. L’epicentro delle precipitazioni è stato sulla zona di Bignasco, fra Cevio e Lavizzara, dove si sono toccati i 250 mm. A Cevio l’accumulo massimo su 60 minuti è risultato pari a 46,5 mm, un valore che statisticamente ha un periodo di ritorno di 10 anni circa. La vicina stazione di misura cantonale di Bignasco ha invece misurato un massimo orario di 56,8 mm. A livello strettamente meteorologico si è trattato di un evento che per queste due località non risulta essere particolarmente eccezionale, avvenendo mediamente ogni 10-20 anni. Tuttavia, l’accumulo elevato di pioggia oraria, compreso fra 50 e 60 mm, ha interessato una regione vasta qualche decina di chilometri quadrati, pertanto il periodo di ritorno di questo evento è probabilmente superiore a quello menzionato. Tale considerazione è probabilmente valida anche per le forti piogge della Mesolcina.

Il 7 luglio un temporale quasi stazionario ha causato precipitazioni molto intense nel Mendrisiotto: la stazione di Coldrerio ha misurato 57,4 mm sull’arco di 1 ora, 123,6 mm su 3 ore e ben 181,8 mm in 6 ore. Il totale sulle 24 fra le 6 UTC del 7 e le 6 UTC dell’8 luglio è stato di 185,7 mm, secondo valore più elevato per questa stazione attiva dal 1919 corrispondente ad un tempo di ritorno di 30 – 50 anni. La vicina stazione di Stabio ha invece misurato 139,7 mm su 6 ore, valore atteso statisticamente ogni 20-30 anni.

Anche il 12 luglio sul Mendrisiotto sono state registrate abbondanti precipitazioni: di primo mattino in poche ore sono caduti fra i 30 e poco meno di 90 mm, con un massimo in Valle di Muggio. Molto intense anche le piogge sul breve periodo: a Stabio, ad esempio, in 20 minuti sono caduti oltre 30 mm. Il 12 luglio non è stato solo il Mendrisiotto ad essere stato interessato dalle forti piogge. Nel pomeriggio alcuni temporali hanno interessato un po’ tutte le regioni. La stazione di Magadino /Cadenazzo ha misurato 37,1 mm su dieci minuti, nuovo primato di pioggia su questo periodi di tempo per quel che riguarda il sud delle Alpi. Sono stati segnalati anche chicchi di grandine di medie dimensioni, con diametro fino a 2-3 cm.

Autunno mite con precipitazioni nella norma

Con uno scarto dalla norma 1991-2020 di +0.7 °C, a sud delle Alpi l’autunno 2024 è risultato l’undicesimo più caldo dall’inizio delle misure nel 1864. La stagione è iniziata all’insegna del caldo: le temperature minime del primo settembre a Locarno Monti (20,5 °C) e a Lugano (20,4 °C) sono risultate rispettivamente la prima e la terza più elevate dall’inizio delle misure avvenuto nel 1901 a Locarno Monti e nel 1864 a Lugano. Anche i 31,8 °C misurati a Stabio lo stesso giorno costituiscono la temperatura più alta mai misurata in settembre in questa stazione dall’inizio delle misure nel 1981. A partire dall’11 settembre e fino a metà ottobre, invece, le temperature sono risultate inferiori alla media, mentre nella seconda parte di ottobre sono stati registrati valori sempre superiori ad essa, sia in montagna sia alle basse quote. L’anomalia positiva è proseguita nella prima parte di novembre, soprattutto in montagna. Sul Passo del Bernina (2260 m) il 3 novembre la temperatura ha raggiunto i 13,9 °C, il valore più elevato mai registrato in novembre dall’inizio delle misure nel 1972. Nella seconda metà di novembre sono state registrate nuovamente giornate più fredde della norma.

Mediata sull’insieme del territorio sudalpino, la somma delle precipitazioni autunnali 2024 risulta pari al 93 % della norma 1991-2020. Valori di poco superiori alla media sono stati raggiunti nei Grigioni e nel Sottoceneri, mentre con il 129 % della media pluriennale e 668,7 mm di pioggia la stazione di Stabio ha registrato i valori più elevati. In settembre le regioni più piovose rispetto alla norma sono state le vallate meridionali grigionesi e il Sottoceneri, mentre il Locarnese e l’Alto Ticino hanno registrato precipitazioni meno importanti rispetto alla media. Il mese di ottobre ha visto invece precipitazioni abbondanti su tutto il territorio e la regione più piovosa è stata il Ticino meridionale. Per la stazione di Stabio, che ha registrato il 236 % della precipitazione normalmente attesa, si è trattato della seconda somma mensile di pioggia più elevata dall’inizio delle misure nel 1981. Novembre è invece risultato piuttosto asciutto. Mentre sul Ticino meridionale è stato raggiunto solamente il 5 % della pioggia media mensile, lungo le Alpi questa percentuale sale al 30 %. Nonostante le scarse precipitazioni, il 21 novembre si è verificata una nevicata fino in pianura. I 7 cm caduti a Lugano rappresentano una nevicata tra le tre più precoci dal 1935 ad oggi: solamente nel 1974 e nel 1952 si accumularono alcuni centimetri di neve fresca prima del 22 novembre. A Locarno Monti, invece, sono caduti 15 cm, il valore più elevato per il mese di novembre dall’inizio delle misure nel 1935.

Fine anno mite con poche precipitazioni

L’ultimo mese dell’anno è risultato mite soprattutto in montagna e quasi asciutto: le uniche precipitazioni che hanno interessato tutto il versante sudalpino si sono verificate il 19 dicembre. Mediate su tutto il territorio, la somma delle precipitazioni mensili è comunque risultata pari al 32 % della norma 1991-2020, soprattutto grazie alle nevicate portate da nord che prima di Natale hanno interessato l’Alto Ticino. Ad Airolo, infatti, è stato raggiunto il 43 % delle precipitazioni normalmente attese in questo mesee a fine anno l’altezza della neve risultava in linea con la media 1991-2020.