Negli scorsi giorni a condizionare il tempo delle nostre regioni è stato l'afflusso di aria polare, che ci ha fatto vivere un primo assaggio d'inverno, in particolare a nord delle Alpi e nelle zone lungo la catena alpina. Una parte della massa d'aria di origine polare si è ora staccata dalla struttura originaria, una sorta di "sgocciolamento", da qui anche il nome che viene dato a queste strutture: gocce fredde. Durante la stagione calda, i flussi di aria fredda verso le medie latitudini sono generalmente meno estesi e potenti che in inverno. Per questo motivo, l’alimentazione di questi afflussi di aria fredda si ritrova presto « strangolata » dall’aria più calda presente nelle aree circostanti, fino a che questo pacchetto di aria fredda si ritrova completamente distaccato dalla calotta di aria polare di cui faceva parte originariamente. Questa interruzione dell'apporto di aria fredda è all'origine del termine "cut-off", che può essere tradotto in “tagliato” oppure “distaccato”. Una volta completamente isolato dalla massa d'aria polare madre, questo "grumo" di aria fredda si muove in modo irregolare, ruotando su sé stesso in senso antiorario e vagando nell’atmosfera destabilizzandola al suo passaggio. Sono strutture relativamente piccole e agili, che mettono talvolta in difficoltà i meteorologi.
La traiettoria di una goccia fredda è infatti spesso irregolare, erratica (dal verbo errare), e i modelli di previsione faticano a gestire i movimenti e gli sviluppi di questo tipo di strutture, che hanno dimensioni relativamente piccole. Le strutture sinottiche in genere avanzano nell'emisfero nord seguendo una rotta che va da ovest verso est, ma ecco che le gocce fredde, staccatesi dalla circolazione globale, si muovono in modo più anarchico, come una trottola. E allora rimangono magari per qualche giorno più o meno nella medesima zona, ruotando su stesse, e non disdegnando neppure l'ipotesi di tornare sui propri passi. Sarà il caso di Boris, che ci gironzolerà attorno probabilmente per l'intera settimana.