Sfogliando i quotidiani di allora risalta in modo chiaro l’opera delle decine di persone che in quei concitati momenti cercarono di portare aiuto a chi, sorpreso dalle acque, si trovò in pochi minuti in situazione di pericolo. Polizia, pompieri, membri dell’esercito e – soprattutto – numerosi volontari si prodigarono per ore per mettere in salvo persone e beni materiale. Senza di loro il bilancio in vite umane sarebbe stato ben più pesante. Per i beni materiali, vista l’intensità dell’evento, ci fu invece ben poco da fare.
Le testimonianze di quei tragici momenti sono consultabili grazie agli archivi della RSI:
- Inondazioni nella Svizzera Italiana
- Alluvione 1978, Mesolcina e Leventina
L’alba del giorno dopo permise di iniziare a stilare l’elenco dei danni. E parallelamente, come di nuovo ben testimoniano gli articoli di stampa, iniziò la reazione. Di fronte ad un paesaggio desolato, e ancora stupiti per quanto accaduto, popolazione e autorità iniziarono subito i lavori volti a riportare alla normalità quella parte di cantone rimasta sconvolta. Squadre di intervento, volontari, compagnie dell’esercito giunte anche da oltre Gottardo, protezione civile e pompieri operarono quasi senza sosta. Inizialmente si trattò di ripristinare, anche in modo provvisorio, i servizi più essenziali (distribuzione corrente elettrica, erogazione acqua potabile, ripristino linee telefoniche, collegamenti stradali con le regioni isolate). Ma anche questi primi interventi d’emergenza necessitarono di diversi giorni, tale erano le distruzioni apportate dalla furia delle acque. Quelli volti ad un ripristino definitivo necessitarono, a seconda delle regioni, mesi o anni di lavoro.