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La tempesta "Ingunn" con raffiche oltre i 200 km/h

MeteoSvizzera-Blog | 03 febbraio 2024
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Verso la fine di gennaio sull'Atlantico settentrionale si è formata la profonda depressione "Ingunn". Essa si è spostata in seguito verso la Norvegia causando devastazione: le raffiche di vento hanno raggiunto i 150 km/h, localmente oltre 200 chilometri orari. A causa del suo rapido sviluppo, può essere descritto come una "ciclogenesi esplosiva". Di cosa si tratta? Scopritelo in questo blog!

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Raffiche di vento massime da 150 a oltre 200 km/h

La profonda depressione "Ingunn" si è spostata verso la Scozia settentrionale, attraversando le Isole Faroe, e raggiungendo la Norvegia come una tempesta invernale particolarmente intensa. In lingua tedesca o inglese questa profonda depressione è stata denominata uragano ("Orkan" o "Hurricane"): sono termini che nelle rispettive lingue vengono utilizzati per identificare queste depressioni particolarmente profonde e intense, ma non hanno nulla a che vedere con gli uragani di origine tropicale. La dinamica di quest'ultimi è totalmente differente rispetto a quella delle tempeste extra-tropicali: per maggiori dettagli vi rimandiamo al contributo #lameteospiegata "Uragani, nell’occhio del ciclone".

Secondo l'Ufficio meteorologico delle Fær Øer, sulle isole sono state misurate velocità del vento fino a quasi 200 km/h.

  • Suðuroy: 199.1 km/h
  • Tórshavn: 194.8 km/h
  • Eiði: 193.7 km/h

Le velocità registrate in Norvegia sono stati ancora più elevate. Sulla costa a nord di Trondheim sono stati misurati da 150 a 200 km/h e localmente si sono registrate raffiche superiori a 200 km/h, ad esempio a Somna-Kvaloyfjellet con 224 km/h. In alcune località della Norvegia i venti ciclonici sono stati accompagnati da nevicate intense.

Ciclogenesi esposiva

"Ingunn" si è rapidamente intensificato nel corso di mercoledì 31 gennaio. La pressione all'interno del ciclone è scesa di circa 40 hPa nell'arco di 24 ore, motivo per cui il processo lo si può descrivere come "ciclogenesi esplosiva".

Ciclogenesi esplosiva

Alle medie latitudini, si parla di "ciclogenesi esplosiva" quando la pressione al centro del ciclone cala di almeno 24 hPa entro 24 ore.

Tutto dipende dalla posizione

La forza trainante delle aree di bassa pressione, quindi anche della ciclogenesi, è la corrente a getto in quota (il veloce flusso d'aria canalizzato, localizzato appena sotto la tropopausa e lungo i confini tra masse d'aria differenti ad un'altezza di circa 10 km). Questa corrente è causata dai forti contrasti di temperatura sul fronte polare (ovvero dove l'aria fredda polare incontra l'aria mite subtropicale). Se i contrasti di temperatura sono particolarmente elevati, anche la corrente a getto risulterà particolarmente vigorosa.

Oltre alla presenza della forte corrente a getto, lo sviluppo esplosivo di "Ingunn" è dovuto anche alla sua posizione favorevole rispetto alla corrente in quota. Mercoledì 31 gennaio la bassa pressione si trovava all'estremità nord-orientale della corrente a getto, nella regione ben conosciuta dai meteorologi e denominata come "uscita sinistra" (dall'inglese "left-exit"). In parole povere, in quel punto si verificano dei processi di sollevamento che possono intensificare lo sviluppo della bassa pressione approfondendo la pressione al suo centro.

Gli effetti di "Ingunn" sono stati molto blandi in Svizzera

Le località sulla traiettoria di Ingunn o le regioni adiacenti hanno vissuto degli eventi meteorologici molto intensi. La Svizzera, trovandosi a notevole distanza, gli effetti di questa tempesta sono risultati decisamente più blandi. Il fronte freddo associato a questa depressione, in forma molto attenuata, è riuscito comunque a raggiungere la Svizzera nella giornata del primo febbraio. Esso ha portato qualche mm di precipitazione alle quote più basse e qualche centimetro di neve in montagna. A sud delle Alpi Ingunn ha portato solamente l'attivazione di una corrente favonica, ma le velocità del vento sono state decisamente contenute (raffiche massime 50 km/h a basse quote e 70 km/h in montagna) rispetto a quelle misurate in Europa settentrionale.

Tempo secco al sud, frequenti fasi favoniche: ecco il primo incendio boschivo del 2024

Nella serata di venerdì 2 febbraio una corrente favonica piuttosto sostenuta ha favorito lo sviluppo di un incendio boschivo nei pressi del Monte Ferraro, nel Malcantone.

I mesi invernali sono climatologicamente avari di precipitazioni a Sud delle Alpi. Per questo motivo nel tardo inverno e inizio primavera, in concomitanza con la massima frequenza delle giornate favoniche, troviamo anche il massimo di frequenza degli incendi di bosco.

Sul posto sono intervenuti i Pompieri di Lugano in forze. Come comunicato dal Comandante dei pompieri e riportato da alcuni media, l'incendio è stato dichiarato sotto controllo già al primo mattino. Anche le immagini della webcam del Monte San Salvatore mostrano come la presenza di fumo, ancora abbondante al primo mattino, sia praticamente sparita verso metà mattinata.