Nella prima parte pubblicata la scorsa settimana, abbiamo analizzato le principali caratteristiche del cambiamento climatico che hanno un influsso sulle depressioni extratropicali. In questo secondo capitolo, esaminiamo le conseguenze sulla frequenza e sull'intensità delle depressioni e sui venti e le precipitazioni ad esse associati. Le informazioni contenute in questo blog sono tratte dall'ultimo rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e dai seguenti articoli: Priestley et al. 2022 e Catto et al. 2019.
Cambiamenti già osservati
L'ultimo rapporto dell'IPCC propone una sintesi dei cambiamenti già osservati sulle depressioni extratropicali negli ultimi decenni. L'IPCC nota come la traiettoria delle depressioni extratropicali si sia spostata verso i poli in entrambi gli emisferi. Il gruppo di esperti precisa come nell'emisfero sud il numero di depressioni particolarmente profonde (pressione inferiore a 980 hPa al centro) è aumentato tra il 1979 e il 2009, mentre nell'emisfero nord il questo numero è diminuito. In generale, la frequenza delle depressioni extratropicali mostra un'elevata variabilità decennale e di conseguenza le variazioni sugli ultimi 40 anni non sono necessariamente rappresentative di una tendenza a più lungo termine.
Cambiamenti attesi
Traiettorie delle depressioni
È previsto che la traiettoria delle depressioni si sposti verso le regioni polari nell’emisfero sud e nel nord del Pacifico. Nell’Atlantico settentrionale la traiettoria delle depressioni è destinata a espandersi più a ovest e a nord dell’Europa in inverno, mentre si prevede una diminuzione dell’attività sul Mediterraneo.
Frequenza e intensità delle depressioni
Il numero totale di depressioni extratropicali dovrebbe diminuire di circa il 5% entro la fine del secolo, mentre il numero delle depressioni estreme dovrebbe aumentare del 4% nell'emisfero settentrionale in inverno. Ciò implica che le depressioni estreme reagiscono in modo diverso ai cambiamenti climatici rispetto alle depressioni meno forti. La spiegazione sta nei meccanismi che portano alle depressioni estreme. Nella prima parte di questo blog abbiamo visto che la principale fonte di energia per le depressioni extratropicali è la differenza di temperatura tra le regioni tropicali e quelle polari. Quest'ultima è destinata a diminuire fortemente nell'emisfero nord a causa dell'amplificazione polare (l'Artico si sta riscaldando più dei tropici). Di conseguenza, ci sarà meno energia disponibile per le depressioni nell'emisfero settentrionale. Questo spiega probabilmente la prevista diminuzione del numero totale di depressioni extratropicali.
Tuttavia, il rilascio di calore latente durante la formazione delle nubi e delle precipitazioni associate alle depressioni rappresenta una seconda fonte di energia. Le depressioni estreme si intensificano proprio grazie al calore latente. Una delle conseguenze del riscaldamento climatico a livello globale è quella di aumentare la quantità di acqua che contenuta nell’atmosfera e dunque il potenziale di calore latente. Ecco perché, con più umidità disponibile, le depressioni estreme saranno più frequenti.
Intensità ed estensione dei venti
Per la maggior parte delle depressioni non ci si attendono cambiamenti significativi per quanto riguarda l'intensità del vento, ma si prevede che l’estensione dei forti venti associati alle depressioni aumenti di circa il 40 %. Questo aumento dell’area toccata da forti venti si localizzerebbe principalmente nel settore caldo delle depressioni.
Per quanto riguarda le depressioni estreme, si prevede che i venti più forti si intensifichino con il riscaldamento del clima. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che questi venti più violenti sono spesso la conseguenza di processi legati al calore latente. Ad esempio, i cosiddetti « sting jets » (correnti-jet d’occlusione), sono in parte dovuti all'evaporazione e alla sublimazione delle precipitazioni nell'aria secca dietro il fronte freddo.
Intensità ed estensione delle precipitazioni
Con il riscaldamento globale ci si attende un aumento delle precipitazioni associate alle depressioni extratropicali. Ciò è dovuto al fatto che un'atmosfera più calda può contenere più umidità (relazione di Clausius-Clapeyron). Questo aumento dovrebbe essere proporzionalmente maggiore per le depressioni estreme. In alcune regioni, come il Mediterraneo, si prevede una diminuzione delle precipitazioni associate alle depressioni extratropicali, perché si prevede che la loro attività diminuisca nel Mediterraneo. Va notato che questo non vale per i « medicanes » (depressione ibrida tra un ciclone tropicale e uno extratropicale), che potrebbero diminuire in numero ma aumentare in intensità. L’estensione delle precipitazioni associate alle depressioni del Nord Atlantico dovrebbe aumentare.
Più precipitazioni legate alle depressioni non significa meno siccità
Questo aumento delle precipitazioni riguarda solo quelle associate alle depressioni. Dato che il numero totale di depressioni dovrebbe diminuire, l'effetto netto non è necessariamente un aumento della pluviometria annuale. Inoltre, sebbene la maggior parte delle precipitazioni alle medie latitudini sia associata alle depressioni extratropicali, anche altri fenomeni vi contribuiscono (ad esempio i temporali). Un aumento della frequenza e dell'intensità delle precipitazioni estreme non è quindi incompatibile con un aumento dell'intensità delle siccità, e questo è in effetti ciò che l'IPCC prevede su gran parte dell'Europa. In Svizzera, ad esempio, si prevedono estati più secche a causa del cambiamento climatico.
En résumé, les précipitations extrêmes associées aux dépressions vont augmenter, mais des sécheresses plus intenses sont également attendues dans beaucoup de régions du globe, dont une majeure partie de l’Europe.
Impatto sulle precipitazioni nevose
Le nevicate dovrebbero diminuire in ragione di un aumentata proporzione di precipitazioni che cadranno sotto forma di pioggia a causa del riscaldamento dell’atmosfera terrestre. Solo a latitudini molto alte le nevicate potrebbero aumentare a causa dell'incremento delle precipitazioni associate alle depressioni. Questo perché, nonostante il maggiore riscaldamento nelle regioni polari, una parte significativa delle precipitazioni cade comunque ancora sotto forma di neve.