A sud delle Alpi la nevicata è risultata localmente eccezionale. Bisognava infatti risalire al 1986 per ritrovare un evento simile. Le precipitazioni più abbondanti sono cadute sul Mendrisiotto ma anche sul resto del Ticino (salvo Val Leventina e Val di Blenio) e nella Mesolcina i quantitativi sono stati ragguardevoli. Nelle zone maggiormente toccate, in 36 ore sono caduti tra 45 e 65 litri al metro quadrato (o millimetri) di acqua equivalente, ciò che si è tradotto in una coltre di neve di 60-90 centimetri.
Alle ore 7 del 28 gennaio 2006 è stata misurata una coltre nevosa totale sul terreno di 67 cm a Lugano e di 58 a Locarno-Monti, 60 cm a Magadino Cadenazzo, 78 cm a Grono.
Anche in montagna i quantitativi sono stati di tutto rispetto con circa 80 / 90 cm di neve caduti, soprattutto fra il Sempione e il San Gottardo. A Bosco Gurin la mattina del 28 gennaio si misuravano 110 cm, a San Bernardino 102 cm. Questi quantitativi hanno portato ad un netto rialzo del pericolo di valanghe durante l'intero fine settimana nelle regioni toccate dalle precipitazioni.
Oltre ai quantitativi complessivi, la particolarità dell'evento è data dalla bassa densità della neve caduta, inizialmente attorno ai 40 kg/m3, per poi diventare verso la fine dell'evento attorno ai 75 / 90 kg/m3. Questo in paragone ad eventi precedenti, quando la densità della neve era compresa fra 150 e 200 kg/m3. Una neve così soffice a basse quote è possibile solo in presenza di temperature ben al di sotto degli zero gradi, come era appunto il caso all'inizio della nevicata. Di conseguenza, anche in presenza di precipitazioni moderate dal punto di vista del contenuto di acqua, lo spessore del manto nevoso è aumentato rapidamente.