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Quest’anno splende il sole, ma diciotto anni fa…

MeteoSvizzera-Blog | 26 gennaio 2024
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Correva l’anno 2006 e proprio come oggi eravamo all’inizio di una delle nevicate più importanti del passato recente. Quest’anno, invece, solo sole e temperature miti, l’ennesima dimostrazione della variabilità del clima sudalpino.

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Una situazione meteorologica molto particolare

Fra il 26 e il 28 gennaio 2006 una situazione meteorologica piuttosto rara per la sua particolare evoluzione e molto simile a quelle di metà gennaio del 1985 ha interessato l'Europa centro-meridionale. Durante il lungo periodo di tempo stabile dei giorni precedenti, caratterizzato da una robusta zona di alta pressione sull'Europa Nordorientale, aria continentale fredda è ripetutamente affluita da est verso le nostre regioni. La causa del freddo è quindi stato l’anticiclone “di blocco” sull’Europa settentrionale, in grado di “bloccare” il transito delle correnti miti occidentali dall’Atlantico verso est e di far affluire l’aria fredda di origine continentale presente sull’Europa nordorientale verso di noi.

La depressione che ha interrotto questo periodo asciutto è sopraggiunta da nordest e con una traiettoria piuttosto anomala è transitata a nord delle Alpi da nordest verso sudovest, raggiungendo poi la Francia ed il Mediterraneo occidentale. Al suolo era presente un sistema di bassa pressione al largo delle coste atlantiche, con un minimo secondario nei pressi delle Baleari. È stato proprio quest’ultimo a favorire lo sviluppo di correnti sudorientali miti e umide sull’Italia, che hanno iniziato a far affluire l'aria umida in direzione del versante sudalpino, dove si è sviluppata una situazione di sbarramento. La direzione delle correnti nei primi 1-2 km di atmosfera ha permesso all’aria di transitare sull’Adriatico e caricarsi di umidità proprio subito prima di condensare a ridosso dell’arco alpino. Il flusso nei bassi strati era quasi rettilineo, configurazione che è rimasta quasi invariata per tutta la durata dell’evento di precipitazione. L’aria umida e gradualmente più calda è quindi affluita al di sopra dell’aria fredda giunta in precedenza da est, alimentando le precipitazioni sull’Italia settentrionale e sul versante sudalpino.

Neve abbondante e inizialmente polverosa

Le precipitazioni sono iniziate nel corso di giovedì 26 gennaio a partire dalle regioni meridionali; vista l'aria molto fredda presente, in questa prima fase dell'evento si è trattato di neve piuttosto leggera, quasi polverosa anche in pianura. Mentre inizialmente l’intensità delle precipitazioni era modesta, la mattina del 27 gennaio essa è aumentata nettamente, in concomitanza con l'accentuazione dell'afflusso d'aria umida in direzione delle Alpi. La fase più importante delle precipitazioni ha avuto luogo proprio il 27 gennaio, mentre nel corso della notte e della giornata del 28 gennaio esse si sono indebolite e alle quote più basse c’è stata un po’ di pioviggine.

Nel corso dell’evento è affluita gradualmente aria più mite, soprattutto in montagna. A basse quote, infatti, l’aria fredda è rimasta più a lungo, difficile da scalzare perché più pesante.

A sud delle Alpi la nevicata è risultata localmente eccezionale. Bisognava infatti risalire al 1986 per ritrovare un evento simile. Le precipitazioni più abbondanti sono cadute sul Mendrisiotto ma anche sul resto del Ticino (salvo Val Leventina e Val di Blenio) e nella Mesolcina i quantitativi sono stati ragguardevoli. Nelle zone maggiormente toccate, in 36 ore sono caduti tra 45 e 65 litri al metro quadrato (o millimetri) di acqua equivalente, ciò che si è tradotto in una coltre di neve di 60-90 centimetri.

Alle ore 7 del 28 gennaio 2006 è stata misurata una coltre nevosa totale sul terreno di 67 cm a Lugano e di 58 a Locarno-Monti, 60 cm a Magadino Cadenazzo, 78 cm a Grono.

Anche in montagna i quantitativi sono stati di tutto rispetto con circa 80 / 90 cm di neve caduti, soprattutto fra il Sempione e il San Gottardo. A Bosco Gurin la mattina del 28 gennaio si misuravano 110 cm, a San Bernardino 102 cm. Questi quantitativi hanno portato ad un netto rialzo del pericolo di valanghe durante l'intero fine settimana nelle regioni toccate dalle precipitazioni.

Oltre ai quantitativi complessivi, la particolarità dell'evento è data dalla bassa densità della neve caduta, inizialmente attorno ai 40 kg/m3, per poi diventare verso la fine dell'evento attorno ai 75 / 90 kg/m3. Questo in paragone ad eventi precedenti, quando la densità della neve era compresa fra 150 e 200 kg/m3. Una neve così soffice a basse quote è possibile solo in presenza di temperature ben al di sotto degli zero gradi, come era appunto il caso all'inizio della nevicata. Di conseguenza, anche in presenza di precipitazioni moderate dal punto di vista del contenuto di acqua, lo spessore del manto nevoso è aumentato rapidamente.

I disagi sul territorio sono stati numerosi, al punto che il Ticino centrale e il Sottoceneri il 27 gennaio 2006 erano in pratica paralizzati. Numerose strade chiuse al traffico, obbligo dell'uso delle catene per circolare nei centri di Lugano, Bellinzona e Locarno, blocco totale della circolazione degli autocarri, svariate scuole chiuse, disagi al traffico ferroviario e ai trasporti con autopostali, aeroporto di Lugano chiuso.

Prima allerta di livello 3

L'evento meteorologico è stato previsto correttamente da MeteoSvizzera con diversi giorni d'anticipo. Ciò ha permesso una tempestiva diffusione degli avvisi di maltempo verso le autorità cantonali. Il primo avviso è stato diffuso il 25 gennaio mattina, quasi 36 ore prima dell'inizio della fase più intensa delle nevicate. L'evoluzione ella situazione è stata costantemente seguita e descritta nei successivi aggiornamenti degli avvisi, fino al culmine di venerdì 27 mattina mattina quando è stato emesso il grado di pericolo 3 per l'intero versnte sudalpino. Allora si trattava del grado più alto nella scala dei gradi di pericoli di maltempo, mai utilizzato in precedenza in Svizzera.