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Fischia il vento… ma quale vento? Parte 1

MeteoSvizzera-Blog | 21 gennaio 2024
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Il vento sarà nuovamente uno dei protagonisti nei prossimi giorni, praticamente in tutta la Svizzera. È il momento giusto quindi per riprendere un blog della serie #lameteospiegata dedicata a questo affascinante, e talvolta molto turbolento, fenomeno atmosferico.

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La serie de #lameteospiegata, una fruttuosa collaborazione con RSINews, è giunta al termine (sarà solo un arrivederci?) lo scorso mese di dicembre. Recentemente tutti i 18 contributi sono stati riassunti in un unica pagina, di modo da facilitarne la consultazione e la ricerca:

#lameteospiegata, il paginone finale

Nel blog odierno e in quello dei prossimi due giorni andiamo a proporre un contributo che non era ancora stato pubblicato sul Blog di MeteoSvizzera: il vento. Addentriamoci quindi nel variegato mondo di Eolo!

“Godi, se il vento ch'entra nel pomario / vi rimena l'ondata della vita”. “O rabido ventare di scirocco / che l’arsiccio terreno gialloverde bruci”.

Già Montale, come già altri prima di lui, aveva infatti intuito e messo nero su bianco la duplice natura del vento – eccolo qui il nostro tema per chi ancora non lo avesse capito – e del suo rapporto con l’essere umano: gradito ospite e portatore di vita nel primo caso (In Limine, 1925), rabbioso e dannoso nel secondo (L’agave sullo scoglio, 1925). Ma lasciamoci ora gli Ossi di Seppia montaliani alle spalle per tuffarci a capofitto nella meteorologia… e come spesso in questa serie, a guidarci tra turbolenze e brezze sarà l’esperienza del meteorologo Luca Nisi.

Che cos’è il vento e quali sono le sue cause

Partiamo come sempre dal principio: il vento è un movimento di una massa d’aria. “Infatti anche l’aria ha un suo volume e una sua massa ed è composta da particelle di vari gas, vapore acqueo e particelle in sospensione - spiega Luca Nisi - Con il loro movimento queste particelle esercitano un attrito in grado di sollevare polvere, muovere foglie, sradicare alberi o addirittura scoperchiare case. Il vento sul nostro pianeta è prevalentemente orizzontale, è per questo motivo che con la parola “vento” si indicano gli spostamenti orizzontali dell’aria. I movimenti verticali dell’aria sono invece più rari: si verificano quando l’aria è forzata a salire verso l’alto, perché incontra un ostacolo oppure a causa della spinta di galleggiamento: l’aria calda è meno denso e di conseguenza più leggera di quella fredda e tende a salire. Questi movimenti prendono il nome di moti convettivi, e sono il motore principale dei temporali come abbiamo già visto in altre puntate”.

Tornando al moto orizzontale dell’aria, la causa – anche in questo caso come già visto nella puntata sulla circolazione atmosferica globale – è da ricercare nella differenza di pressione: “L’aria tende a muoversi da una zona con alta pressione a una zona con bassa pressione. La natura infatti, come spesso osserviamo in meteorologia, cerca di portare una situazione di disequilibrio nuovamente in equilibrio. Pensate ad esempio alla camera d’aria di una bicicletta: se è gonfia, al suo interno la pressione è molto alta rispetto a quella esterna. Se la buchiamo, l’aria esce nell’atmosfera fino a quando la pressione all’interno di essa non è uguale a quella esterna…il principio è lo stesso. Se allarghiamo la scala e pensiamo all’atmosfera, se non ci fosse il movimento della Terra sul proprio asse, i movimenti delle masse d’aria andrebbero dalle zone di alta pressione a quelle di bassa pressione e il tutto si equilibrerebbe molto velocemente, proprio come con la camera d’aria. La rotazione della Terra però c’è, non possiamo farne astrazione e causa la forza di Coriolis, che assieme ad altre forze in gioco, rende il movimento delle masse d’aria molto, ma molto più complesso…” spiega Luca Nisi.

Come viene misurato il vento

Il vento convenzionalmente viene misurato con l’anemometro, ad una altezza standard di 10 metri e lo strumento tradizionale per la misurazione è l’anemometro a coppe. “La frequenza di rotazione dell’anemometro a coppe è proporzionale alla velocità del vento: in questo modo possiamo facilmente derivare la velocità in km/h. Per determinare invece la direzione del vento, che in meteorologia è la direzione cardinale da dove proviene il vento e non dove va, è utilizzata una banderuola: la posizione della banderuola è determinata da un potenziometro, da cui può essere derivata la direzione in gradi cardinali. Ci sono poi degli anemometri più moderni, quelli ad ultrasuoni: anche MeteoSvizzera utilizza questi strumenti, specialmente in montagna dove le condizioni possono essere talvolta estreme a causa della presenza di neve e ghiaccio, e dove il più tradizionale anemometro a coppe può incontrare qualche difficoltà.

Questi anemometri sono dotati di due coppie di sensori ad ultrasuoni, allineati perpendicolarmente. Come molti di voi avranno già avuto modo di notare, anche l’onda sonora è influenzata dal movimento delle masse d’aria. Ad esempio, soprattutto nelle vallate, il rumore di un fiume, di una cascata o della ferrovia può essere influenzato dalla direzione e dalla velocità del vento: in generale sopravento il rumore sarà meno intenso, sottovento sarà invece più udibile. Allo stesso modo, il transito dei segnali a ultrasuoni tra i singoli sensori vengono influenzati dal movimento dell’aria. Analizzando le differenze del tempo di transito dei segnali tra i singoli sensori si può dunque derivare sia la direzione che la velocità del vento in modo accurato. Se poi una coppia di questi anemometri vengono posizionati perpendicolarmente l’un l’altro - come spesso capita negli aeroporti - si riesce anche a misurare la componente verticale del vento e quindi la turbolenza”.

In passato, quando non esistevano ancora gli anemometri, la velocità del vento poteva venir stimata tramite una scala, che sicuramente tutti avranno sentito nominare almeno una volta: la Scala Beaufort. Si tratta di una misura empirica e non basata sugli strumenti e la velocità del vento viene derivata tramite gli effetti sulla natura e sugli oggetti. Si parte dal movimento delle foglie degli alberi (7-11 km/h, scala Beaufort 2) fino ad arrivare ai danni ingenti ed estesi alle strutture (velocità superiore a 117 km/h, scala Beaufort 12). Per quanto riguarda la nostra realtà, nel bollettino meteorologico i previsori di MeteoSvizzera utilizzano una codifica basata su 5 intensità: debole, moderato, forte, tempestoso e ciclonico.

Sulle cartine meteorologiche la velocità del vento può inoltre venir rappresentata tramite una scala di colori o tramite dei simboli, anche definite “barbule”. “Questo particolare termine deriva dall’ornitologia: per definizione una barbula è una ‘diramazione perpendicolare della barba della penna degli uccelli, provvista o no di uncini che si agganciano con quelli della barbula contigua’. In modo simile, in meteorologia, le barbule sono composte da una linea retta di una lunghezza standard che indica la direzione del vento. Sulla parte finale di questa linea retta, ovvero nella direzione da dove deriva il vento, la velocità è codificata con delle linee rette oblique o triangolini che sono direzionati verso la zona di bassa pressione. Una mezza linea corrisponde a 5 nodi, una linea intera a 10 nodi e un triangolino a 50 nodi (1 nodo = 1,852 km/h). A parole risulta abbastanza complesso, lo si capisce decisamente meglio con un esempio grafico.

Per questa prima puntata dedicata al vento è tutto... domani andremo a scoprire alcuni tipo di vento, dal locale al globale.

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#lameteospiegata è una serie RSINews, in collaborazione con MeteoSvizzera, che nasce con l’intenzione di approfondire, una volta al mese, un tema meteorologico non per forza legato alla stretta attualità. La missione: renderlo accessibile e comprensibile.