Il nostro Paese si trova al margine meridionale di un’estesa zona depressionaria che interessa l’Europa settentrionale. Correnti sudoccidentali convogliano aria umida e moderatamente instabile verso la regione alpina.
La situazione generale è dunque sempre caratterizzada da afflussi occidentali, il classico tempo da ovest variabile, che spesso porta più perturbazioni a nord delle Alpi.
Stando ai campi quantitativi dei modelli, come ad esempio gli accumuli di precipitazione, forza e direzione dei venti a diverse quote e grado di copertura nuvolosa, la serata e la notte di ieri al Sud sarebbero dovute essere tendenzialmente nuvolose ma nel complesso asciutte, con una debole tendenza favonica.
Come si evince dal riassunto delle misure radar e satellitari, in realtà già dalla serata di lunedì si sono cominciate a formare delle piccole celle temporalesche, che col proseguire della sera e nella notte sono risultate di intensità deboli o moderate, ma del tipo autorigenerante. Ciò significa che le celle temporalesche hanno mantenuto una traiettoria piuttosto costante, favorendo accumuli di precipitazione che nella zona più toccata del nostro Paese, il Mendrisiotto, hanno toccato i 15 mm.
Oltre a ciò anche nel corso del pomeriggio l’instabilità fuori stagione ha continuato a manifestarsi, complice l’arrivo delle schiarite. Grandine di diametro inferiore al centimetro è stata pure osservata, come mostrato nella figura soprastante.
Analizzando un po’ più nel dettaglio ciò che è accaduto, possiamo fare le seguenti affermazioni, seguendo la tecnica degli ingredienti (”ingredient based forecasting for convection”):
Perché sono il risultato di processi molto complessi che si verificano in un'area geografica limitata. I modelli numerici di previsione meteorologica, tuttavia, sono un prezioso aiuto per determinare il potenziale rischio di temporali, ma non sempre bastano.