La mente umana
La ricercatrice del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, Irene Ronga, esplora dal punto di vista neuroscientifico come viene percepita la crisi climatica dalla mente umana. Infatti, la comunicazione del cambiamento climatico deve fare i conti con le caratteristiche del cervello umano e con alcuni dei suoi limiti.
La mitigazione della crisi climatica richiede di modificare alcuni comportamenti e un paragone molto rappresentativo consiste nell’impegno di mettersi a dieta.
Davanti ad un medico che prescrive un regime alimentare il cervello umano ci fa sentire a disagio (dissonanza cognitiva) e si tende quindi ad andare alla ricerca di scorciatoie, o addirittura proverà a rimuovere il problema con delle scuse: “il medico si sbaglia”, “la mia dieta è ricca di verdure, quindi è sana”, “un anno di dieta è tanto tempo, inizierò la settimana prossima”.
In generale, cambiare opinione è faticoso e richiede impegno. Bisogna ammettere che ci si è sbagliati e questo spesso è difficile (bias di conferma), inoltre bisogna anche accettare che qualsiasi cambiamento richieda tempo e impegno. Purtroppo però il cervello non ama impegnarsi per una ricompensa futura (incerta).
Di fronte a queste resistenze la neuroscienziata suggerisce di accompagnare la descrizione del problema con quello della sua soluzione e di sottolinearne le opportunità. Infine, per una buona comunicazione è sempre utile ricorrere ad esempi, metafore e immagini in modo da ridurre la complessità del concetto che si vuole spiegare. Per esempio il riscaldamento globale può essere descritto come il pianeta che ha la febbre, oppure l’effetto serra può essere paragonato all’effetto del calore di una coperta.