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Siamo nella Merla

MeteoSvizzera-Blog | 30 gennaio 2023
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Nel periodo della Merla, secondo la tradizione, cadono i giorni più freddi dell’anno. Sarà corretto? Forse anche la Merla risente dell’aumento delle temperature? Andiamo a dare un’occhiata ai dati di Lugano e Locarno Monti.

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Secondo la tradizione le temperature dei tre giorni della Merla sono indicative per l’arrivo della primavera, se abbiamo delle temperature miti l’inverno durerà a lungo, mentre che se il freddo è sensibile la primavera non tarderà ad arrivare. Sappiamo che spesso le tradizioni non seguono pari passo la climatologia, d'altronde negli ultimi anni sono diverse le tradizioni che dovremmo aggiornare visto i cambiamenti in corso.

La Merla 2023

Quest’anno il primo giorno della Merla, il 29 gennaio è risultato effettivamente inferiore alla norma climatologica, con uno scarto negativo a sud delle Alpi compreso fra -0.4 e -3.7 gradi.

Nella giornata odierna e l’ultima di gennaio invece le temperature saranno mitigate dal favonio, che farà salire le temperature massime fin verso i 12 gradi e manterrà le notti sopra lo zero. Complessivamente tireremo le somme il primo febbraio, ma la Merla 2023 si preannuncia mite.

Il periodo della Merla negli anni

In climatologia basarsi su una media di solti tre giorni è arbitrario, infatti solitamente vengono analizzati periodi più lunghi. Abbiamo però voluto fare un’eccezione confrontando i periodi della Merla dall’inizio delle misurazioni in quel di Lugano e Locarno Monti.

Per tutte e due le stazioni di misura il trend al rialzo delle temperature è presente. Negli ultimi anni si nota inoltre un netto incremento delle medie di temperatura sui giorni della Merla. Dovremmo forse riformulare il detto che con temperature miti avremo un inverno lungo, o cambiare la definizione di inverno.

Il periodo della Merla più freddo lo troviamo a Lugano nel 1917 con una media di -3.2 gradi, il più mite nel 1982 con 10.9 gradi, in quell’anno era il favonio il colpevole di tanta mitezza. A Locarno Monti è il 1963 a tenere banco per una Merla gelida con una media di -3.2 gradi, mentre spicca un 1944 con 12.6 gradi.

Bastano questi dati e un’occhiata attenta ai grafici per capire che basarsi su soli tre giorni di misure genera una forte variabilità annuale, per cui anche se la tendenza segna un rialzo la possibilità per un finale di gennaio fuori norma resterà aperta anche in futuro. La Merla potrà così continuare a proporre il suo verdetto.

Ma siamo sicuri che si tratti mediamente del periodo più freddo?

Vista la forte variabilità, dovuta al breve periodo dei giorni della Merla, è di principio difficile che mediamente questo risulti il più freddo. Abbiamo però voluto confermare questa teoria.

I grafici sopra rappresentano la media climatologica (1991-2020) per le stazioni di Lugano e Locarno Monti. Per tutte e due le stazioni si può notare che il periodo più freddo si trova verso la fine di dicembre e attorno alla metà di gennaio. Mentre le temperature sui giorni della Merla sono di norma già in rialzo e non le più fredde. Dobbiamo rassegnarci, la tradizione per le nostre regioni non tiene banco.

Ma se in passato la Merla fosse stata più saggia?

Vista la variabilità delle temperature medie su singole giornate abbiamo voluto confrontare la norma antecedente, ovvero quella calcolata sugli anni 1961-1990.

I grafici ricalcolati con la media 1961-1991 ci portano a due considerazioni. Dapprima risulta evidente che la variabilità è troppo alta in un’analisi su singoli giorni, e questa può essere sconfessata dal periodo climatologico applicato. Secondariamente la vecchia norma climatologica ci porta ad un periodo più freddo sui primi giorni di gennaio. Anche in questo caso la Merla viene sconfessata. Visto le forti differenze fra un periodo climatico e l’altro sembra verosimile che la leggenda possa avere basi concrete a seconda del periodo in cui è nata. Le leggende si tramandano, invece il clima cambia.

Tornando ai giorni nostri, se questo periodo della Merla non sarà fra i più freddi dell’anno, si conferma però un ulteriore periodo asciutto, sono infatti già 21 giorni che non troviamo precipitazioni degne di nota a sud delle Alpi.

Il mese di gennaio, già avaro di pioggia, si concluderà con un deficit netto di precipitazioni. Guardando alle previsioni delle prime settimane di febbraio non si vedono all’orizzonte piogge tali da rimettere in carreggiata la scorta invernale di neve in montagna.

Riallacciandoci al titolo, permetteteci la battuta, anche se forse scontata: ..., e ci siamo fino al collo.