I grafici ricalcolati con la media 1961-1991 ci portano a due considerazioni. Dapprima risulta evidente che la variabilità è troppo alta in un’analisi su singoli giorni, e questa può essere sconfessata dal periodo climatologico applicato. Secondariamente la vecchia norma climatologica ci porta ad un periodo più freddo sui primi giorni di gennaio. Anche in questo caso la Merla viene sconfessata. Visto le forti differenze fra un periodo climatico e l’altro sembra verosimile che la leggenda possa avere basi concrete a seconda del periodo in cui è nata. Le leggende si tramandano, invece il clima cambia.
Tornando ai giorni nostri, se questo periodo della Merla non sarà fra i più freddi dell’anno, si conferma però un ulteriore periodo asciutto, sono infatti già 21 giorni che non troviamo precipitazioni degne di nota a sud delle Alpi.
Il mese di gennaio, già avaro di pioggia, si concluderà con un deficit netto di precipitazioni. Guardando alle previsioni delle prime settimane di febbraio non si vedono all’orizzonte piogge tali da rimettere in carreggiata la scorta invernale di neve in montagna.
Riallacciandoci al titolo, permetteteci la battuta, anche se forse scontata: ..., e ci siamo fino al collo.