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Gli effetti dei temporali

MeteoSvizzera-Blog | 15 settembre 2022
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In questa seconda parte dell’approfondimento sui temporali della serie #lameteospiegata, in collaborazione con RSINews, elenchiamo i loro effetti e cerchiamo di inserirli nel contesto dei cambiamenti climatici.

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Tornado, grandine, precipitazioni e venti – Dati e record

Uno dei fenomeni più eclatanti e distruttivi associati ai temporali è sicuramente il tornado, che è chiaramente associato alle supercelle: “In Svizzera sono più unici che rari, anche se sono già stati osservati, anche se su scala minore rispetto agli USA o alle restanti regioni d’Europa. I temporali possono anche organizzarsi in gruppi di supercelle, ma in questo caso per trovarle dobbiamo spostarci lontani dalla Svizzera, in particolare negli Stati Uniti centrali in quella che è nota come la Tornado Alley”. Proprio ai tornado è associato anche il record di vento più elevato registrato a livello mondiale: una raffica di 486 km/h.  Spostandoci sulla grandine, ma rimanendo sempre nella stessa zona degli USA, in Nebraska e in Kansas sono stati osservati chicchi di grandine che hanno toccato i 15 centimetri di diametro per un peso totale di oltre un chilo. Per quanto riguarda l’intensità delle precipitazioni una delle misurazioni che maggiormente colpisce sono i 38 millimetri (o litri per metro quadrato) in un minuto a Guadalupa. “A titolo di confronto a Losanna abbiamo un record di 41 millimetri, però su 10 minuti. Se puntiamo l’attenzione sull’accumulo orario invece, che è quello che solitamente consideriamo per caratterizzare la pioggia durante un temporale, troviamo ben 305 millimetri in soli 42 minuti in Missouri, sempre negli Stati Uniti centrali”.

Per quanto riguarda la Svizzera il record è detenuto da Locarno Monti con 91,2 millimetri in un’ora nel 1987. A livello di vento nel nostro Paese è invece il Canton Glarona a brillare: nel luglio 1985, a una quota di soli 517 metri, è stata misurata una raffica di 190 chilometri orari, “un valore estremamente elevato per le basse quote”. I chicchi di grandine più grandi li troviamo invece sull'Altopiano, ma anche nel Mendrisiotto: “In entrambi i luoghi in passato sono stati registrati dei chicchi di grandine con un diametro massimo di 6-7 centimetri. Con una differenza: sull’Altopiano erano sferici e quindi più pesanti, nel Mendrisiotto erano invece di forma piuttosto appiattita, quindi con un potenziale dannoso inferiore (agricoltura esclusa)”. Il motivo di questa forma particolare “appiattita” è ancora piuttosto dibattuta. I danni da grandine più importanti in Svizzera vengono infatti rilevati nella regione dell’Entlebuch/Lucerna, rispettivamente - quando passano le supercelle sull’Altopiano - soprattutto nel corridoio tra Berna e Zurigo.

In generale la zona dove si sviluppano i temporali con maggiore frequenza, come già spiegato per i fulmini, è la zona equatoriale, dove il fenomeno è praticamente giornaliero. Per quanto riguarda l’intensità, la potenza per intenderci, ci si deve invece spostare alle medie latitudini, Svizzera compresa. Lo scettro è però saldamente in mano alla già citata Tornado Alley (Oklahoma, Nebraska, Kansas, Colorado e Missouri). Anche l’Europa è però un “hotspot” di temporali violenti e in particolare lo sono le zone di pianura. “Se invece delle Alpi avessimo avuto pianura, la Svizzera si sarebbe trovata proprio al centro di una ‘Tornado Alley’ europea con fenomeni violenti e tornado frequenti. In questo caso quindi le montagne ci proteggono”. Su scala minore, a livello svizzero le “zone calde” per la frequenza sono invece localizzate a Sud delle Alpi, in particolare nel Sottoceneri (Malcantone e Luganese), nella regione del già citato Entlebuch e nell’Arco Giurassiano. I temporali più violenti invece si formano di norma a sul versante nordalpino, nelle Prealpi e sull’Altopiano. “In presenza di ondate di caldo e siccità stiamo invece osservando che gli hotspot tipici non si confermano, ma tendono a spostarsi nella regione alpina, dove nonostante le condizioni poco favorevoli riescono a svilupparsi comunque dei temporali, seppur con una frequenza limitata”.

Conseguenze, allerte e gradi di pericolo

I temporali provocano poi anche molte conseguenze indirette: le forti precipitazioni, ma anche i grandi accumuli di grandine nelle città, possono causare allagamenti. Ci sono poi gli scoscendimenti e le frane causate sempre dall’acqua. Anche il vento può causare danni importanti agli stabili e alla vegetazione (sradicamenti). Infine i fulmini, come visto nell’ultimo contributo, sono all’origine delle folgorazioni (uomini e animali), ma anche e soprattutto di incendi di boschi e di edifici.

Per prevenire o mitigare queste conseguenze vengono diramate le allerte e MeteoSvizzera lo fa per i temporali più violenti: “Questo non è sempre chiaro al grande pubblico, noi non mandiamo allerte per tutti i tipi di temporali, ma solo per i più violenti, quelli che generalmente sono correlati a danni o addirittura quando alcuni fenomeni potrebbero essere pericolosi per la vita”. Le allerte sono quindi in particolare due: il livello 3, il primo stadio che determina l’allertamento per temporale violento, nel quale ci si aspetta raffiche di vento comprese tra 90 e 120 chilometri orari, degli accumuli di precipitazioni orarie tra 30 e 50 millimetri e la possibilità di avere dei chicchi di grandine fino a 2-4 centimetri di diametro. L’allerta è diramata anche se solo una di questa condizioni è soddisfatta. Si sale poi al livello 4, il livello massimo che riguarda temporali molto violenti: in questo caso ci si può attendere raffiche oltre i 120 km/h, accumuli orari superiori ai 50 millimetri e grandine di diametro superiore ai 4 cm.

Temporali e cambiamento climatico

Anche se vale quanto già detto per i fulmini (vedi correlato), qualcosa in più sulla relazione temporali e riscaldamento climatico si può dire, pur coscienti che di certezze ancora non ce ne sono.  “Più l’aria è calda e maggiore è la quantità di vapore acqueo che può essere presente, ma non è certamente l’unico parametro per la formazione e il processo d’intensificazione dei temporali. È molto importante anche la struttura verticale della temperatura, ovvero come diminuisce la temperatura con la quota, e questo è ancora un tema molto dibattuto nella comunità scientifica: come cambierà la temperatura negli strati più alti dell’atmosfera a causa del riscaldamento globale? Quello che vediamo negli scenari climatici è che, nonostante le estati saranno sempre più siccitose e caratterizzate da ondate di caldo, saranno intervallate da momenti con precipitazioni intense e i quantitativi di pioggia durante i fenomeni più intensi potrebbero aumentare ulteriormente del 10-20%. Sulla frequenza maggiore o minore è invece molto difficile esprimersi”. Saremo quindi confrontati con un'estremizzazione dei fenomeni: lunghi periodi siccitosi e probabilmente pochi periodi con precipitazioni, ma magari con temporali anche molto violenti. “Penso che questa e a scorsa estate (2021 e 2022) sia stato veramente un esempio che possiamo prendere come indicazione di quello che potremo avere in futuro, sempre secondo i modelli climatici”.