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Cacciatori di temporali

MeteoSvizzera-Blog | 16 settembre 2022
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Nell’ultima parte di questo approfondimento #lameteospiegata, in collaborazione con RSINews, incontriamo una persona che per passione va a caccia di temporali.

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A caccia di temporali (e tornado) con Dean Gill

Tanti dati per lo studio e la comprensione dei temporali li abbiamo anche grazie a dei cacciatori per passione. No, non si tratta di girar per boschi e montagne imbracciando il fucile per sparare al cielo, ma di rincorrere i temporali per osservarli, fotografarli e studiarli da vicino. Un’attività particolare, che comporta anche parecchi rischi e che ha come motore principale la passione. Dean Gill, meteorologo a Ginevra è uno di loro. Con lui abbiamo voluto capire come si sviluppa l’attività di un cacciatore di temporali.

“La voglia di inseguire i temporali nasce da un evento particolare: l’11 settembre 1970 avevo cinque anni ed ero nella casa dei nonni a Padova e c’è stato un tornado. Era già buio, non l’ho visto direttamente, ma l’ho sentito eccome e mi ha davvero impressionato. Penso che abbia scatenato qualcosa dentro di me, il seme era ormai gettato e da allora non ho mai smesso di rivolgere lo sguardo al cielo…tanto da poi in seguito scegliere la meteorologia come mestiere.”

Gill va a caccia di temporali un po’ ovunque: soprattutto in Svizzera e nella vicina Francia (vive a Ginevra), ma anche tanto nella Pianura Padana, come visto sopra uno degli hotspot europei per temporali e tornado. Tornado che Gill segue anche nella mecca di questi fenomeni: una volta all’anno si reca infatti nella Tornado Alley negli Stati Uniti. “Senza dimenticare il Ticino, ormai il Monte Brè è quasi una seconda casa, qui mi piazzo per osservare i temporali sopra il golfo di Lugano e fotografare i fulmini che colpiscono il San Salvatore, davvero uno scenario imperdibile. La zona tra il lago di Lugano e quello di Como è la zona con più fulmini in Europa, quindi il Ticino meridionale è davvero una zona ideale per i temporali”.

Una passione che è strettamente correlata alla professione, una attinge all’altra e viceversa: “Con gli anni di osservazione ravvicinata l’esperienza diventa sempre più ampia, e questo influisce anche sul modo di fare le previsioni sui temporali, un fenomeno davvero complesso assimilabile a un essere vivente che nasce, che vive, che si nutre di umidità e di calore e che infine muore. Anche se devo dire che resta tutt’oggi probabilmente il fenomeno più difficile da prevedere, soprattutto la sua localizzazione precisa”.

Le “battute” di caccia, i tornado, i fulmini e gli spaventi

Ma come funziona una giornata tipo, o meglio una “battuta” di caccia? “Si inizia circa 2-3 giorni prima, ci si fa una prima idea guardando i modelli meteorologici che fanno simulazioni un po’ grossolane dell’atmosfera. Poi, avvicinandosi al giorno giusto si guardano modelli con una risoluzione migliore per finalizzare gli obbiettivi. Poi pian piano si abbandonano i modelli per capire cosa stia davvero succedendo con i satelliti, i radar, le temperature e la disposizione dei venti in quella regione, cercando le convergenze. Con questi dati si elabora quello che si chiama ‘target’, un poso dove ci si apposta ad aspettare il temporale. Un’attesa che può durare anche ore e talvolta inutilmente… è sempre difficile, direi che il tasso di successo è circa del 50% per i temporali, per i tornado scendiamo al 10-20%.”

Proprio anche pensando a questi ultimi, ma non solo, una domanda sorge spontanea: non ha mai avuto paura? E quali sono state le esperienze più intense? “Paura dei tornado no, ma il 31 maggio 2013 abbiamo avuto un’esperienza molto forte: ero negli Stati Uniti (Oklahoma) e si è formato un tornado davvero enorme di Forza 5, il massimo, uno dei più grandi di sempre che ha investito diversi cacciatori e ne ha uccisi 3, tra cui il più famoso, Tim Samaras, morto insieme al figlio. Insieme ad altri mi trovato in zona sotto lo stesso temporale, giusto un po’ più lontano. Abbiamo fatto in tempo a vedere formarsi il tornado, ma poi abbiamo avuto la ‘sfortuna’ di forare una gomma. Con l’aria che rimaneva ci siamo quindi allontanati verso sud per cambiarla, operazione che ci ha richiesto un’ora e che ci ha probabilmente salvato la vita”.

A fare più paura a Gill sono in realtà i fulmini, “perché il tornado lo puoi vedere, il fulmine no ed è improvviso”. E anche in questo caso gli aneddoti non mancano: “Ero sul Mont Salève, che domina Ginevra e dove è presente anche un’antenna della telefonia. Il temporale stava scaricando fulmini a una decina di chilometri di distanza quando tutto a un tratto ho visto il cielo rischiararsi sopra di me e soprattutto ho sentito un rumore, come un ‘bzzz bzzz’, sull’antenna vicino a me. Un segnale che un fulmine può cadere da lì a un attimo. Ecco, lì ho avuto paura e ho corso veloce per ripararmi in macchina e mi sono chiuso dentro. Poco dopo un fulmine è caduto a 300 metri da dove mi sono riparato”.

Un’esperienza simile, con spavento annesso, Gill l’ha vissuta anche in Ticino con un fulmine a doppio arco che ha colpito sia il Monte Generoso che il San Giorgio sull’altra sponda del lago, e una diramazione è arrivata a terra a 100 metri da dove si trovava. Episodi che non spengono però la passione che anima il nostro cacciatore di temporali, che di abbandonare questa attività proprio non ne vuole sentire parlare.