Era il 23 agosto 1946 quando nel parco del Grand Hotel di Locarno il proiettore iniziò a girare e le prime immagini presero vita sullo schermo. Il primo film proiettato fu “O sole mio”. Un film con un titolo … meteorologico, quasi un auspicio per un festival che da sempre guarda al cielo con apprensione. Le proiezioni all’aperto, dapprima nel parco del Grand Hotel e dal 1971 nella Piazza Grande di Locarno, sono ciò che rende speciale il Locarno Film Festival. Ma, contemporaneamente, tengono con il fiato sospeso fino all’ultimo gli organizzatori. “Pioverà, questa sera?” è la tipica domanda che viene rivolta ogni mattina, durante tutta la durata del festival, ai meteorologi e alle meteorologhe di MeteoSvizzera a Locarno-Monti.
Da più di 20 anni MeteoSvizzera fornisce agli organizzatori del Locarno Film Festival previsioni e consulenze sulle condizioni atmosferiche attese durante le varie giornate del festival, e in particolare durante la serata. Fin dal mattino ci sono contatti fra la stanza dei bottoni del festival e la sala previsione di MeteoSvizzera. Andiamo tranquilli questa sera? Riusciremo a terminare almeno la prima proiezione? Sarà forte il temporale? Queste sono le tipiche domande a cui i meteorologi e le meteorologhe di MeteoSvizzera provano a rispondere. In caso di tempo stabile e senza precipitazioni la risposta è immediata e ci si saluta dandosi l’appuntamento all’indomani. Ma in caso di situazione complessa, con temporali in arrivo, i contatti continuano anche nel corso del pomeriggio per prolungarsi in alcuni casi fino alla sera inoltrata, per gli ultimi aggiornamenti. Perché la Piazza Grande, sarà anche grande di nome, ma di fatto dal punto di vista meteorologico è un minuscolo fazzolettino di territorio. E prevedere se proprio lì, fra le 21 e le 24, si verificherà un rovescio temporalesco rimane sovente una sfida non da poco. Sarà per questo che Raimondo Rezzonico, il “presidentissimo” del Festival, aveva l’abitudine di chiedere l’intercessione della Madonna del Sasso per implorare Giove Pluvio perché risparmiasse il festival.
Nelle sue 75 edizioni il festival ne ha viste un po’ di tutti i colori, dal punto di vista meteorologico. Per i curiosi e per gli appassionati di statistica siamo andati a spulciare i nostri archivi, proprio nei periodi in cui si è tenuto il festival. Ecco cosa abbiamo trovato, prendendo come riferimento la stazione di misura di Locarno-Monti. (Attenzione: le informazioni riferite alla temperatura considerano solo i festival organizzati in agosto. Nella storia del festival vi sono state infatti delle edizioni “fuori stagione”, come quelle del ’68, ’69 e ’70 che si tennero in ottobre, altre si tennero fra fine giugno e metà luglio).
Riportiamo per concludere quanto fu pubblicato sull’Eco di Locarno il 4 luglio 1950.
Pioggia, sabato sera: a torrenti secondo la tradizione del Festival che vuole almeno una delle sue serate dedicata a un nubifragio in piena regola. Gli organizzatori, in fondo, non debbono essere scontenti: il temporale d’obbligo c’è stato, ormai, e a rigor di logica si dovrebbe ora marciare sino alla fine senza intoppi. A noi però, scusate, piacciono molto, gli acquazzoni improvvisi al Festival. Le luci si accendono improvvisamente e a guardarla dalla Terrazza del Grande Albergo la grande sala del parco sembra invasa da formiche in preda al panico. Fiumane di gente verso le uscite, al galoppo: a completar la scena si aggiunge poi la voce di un invisibile annunciatore, che con toni apocalittici comunica agli spettatori in fuga, affannatissimo, le istruzioni per il proseguimento dello spettacolo. Una scena bellissima: a riprenderla cinematograficamente in «presa diretta» (il sonoro ha una funzione di prima importanza, nella scena) ne uscirebbe una sequenza degna di portare il nome di un regista che va per la maggiore. Parola.