Il fascino degli acquazzoni
Riportiamo per concludere quanto fu pubblicato sull’Eco di Locarno il 4 luglio 1950.
Pioggia, sabato sera: a torrenti secondo la tradizione del Festival che vuole almeno una delle sue serate dedicata a un nubifragio in piena regola. Gli organizzatori, in fondo, non debbono essere scontenti: il temporale d’obbligo c’è stato, ormai, e a rigor di logica si dovrebbe ora marciare sino alla fine senza intoppi. A noi però, scusate, piacciono molto, gli acquazzoni improvvisi al Festival. Le luci si accendono improvvisamente e a guardarla dalla Terrazza del Grande Albergo la grande sala del parco sembra invasa da formiche in preda al panico. Fiumane di gente verso le uscite, al galoppo: a completar la scena si aggiunge poi la voce di un invisibile annunciatore, che con toni apocalittici comunica agli spettatori in fuga, affannatissimo, le istruzioni per il proseguimento dello spettacolo. Una scena bellissima: a riprenderla cinematograficamente in «presa diretta» (il sonoro ha una funzione di prima importanza, nella scena) ne uscirebbe una sequenza degna di portare il nome di un regista che va per la maggiore. Parola.