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Siccità, a che punto siamo?

MeteoSvizzera-Blog | 02 ottobre 2022
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Negli ultimi mesi le precipitazioni sono state scarse. Solamente in giugno e in settembre, grazie ai temporali, esse sono risultate localmente abbondanti. Siamo ancora in condizioni di siccità? In questo blog facciamo il punto sul fronte delle precipitazioni.

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Il dizionario Treccani definisce la siccità come una "mancanza di pioggia che si protrae per un periodo di tempo eccezionalmente lungo". Questa definizione non è però univoca, in quanto il fenomeno è legato a doppio filo alla posizione geografica della regione che si vuole prendere in esame e di conseguenza al suo clima.

La siccità viene quantificata mediante diversi indici che si basano soprattutto sulle misure di precipitazione su diversi periodi di tempo. Questo tipo di indici, chiamati indici di siccità, sono descritti e disponibili per alcune stazioni di misura sul nostro sito internet.

Indice SPI

Partiamo concentrandoci sull’indice standardizzato delle precipitazioni SPI (Standardized Precipitation Index), quello più usato a livello globale per caratterizzare le siccità. Esso descrive la deviazione dalla media pluriennale dei quantitativi di precipitazioni su un mese o su un periodo più lungo. Valori negativi di SPI indicano una precipitazione minore rispetto alla climatologia di riferimento, ossia condizioni siccitose più o meno estreme; mentre valori positivi indicano una precipitazione maggiore rispetto alla climatologia di riferimento, ossia condizioni umide. Le condizioni di siccità severa sono caratterizzate da valori di SPI compresi tra –2.0 e –1.5, mentre la siccità estrema è caratterizzata da valori di SPI ≤ -2.0.

L’indice SPI è definito come la differenza standardizzata fra la somma delle precipitazioni sul periodo considerato e la mediana pluriennale. Il periodo solitamente corrisponde a intervalli di tempo di diversa lunghezza (diversi mesi); questo è particolarmente utile perché gli effetti della siccità dipendono molto della sua durata. Ad esempio, un SPI riferito a periodi da 1 a 3 mesi fornisce indicazioni sugli impatti immediati, quali quelli relativi alla riduzione di umidità del suolo, del manto nevoso e della portata nei piccoli torrenti; un SPI riferito a periodi da 3 a 12 mesi fornisce indicazioni sulla riduzione delle portate fluviali e delle capacità negli invasi; un SPI riferito a periodi più lunghi (oltre i 12 mesi) fornisce indicazioni sulla ridotta ricarica degli invasi e sulla disponibilità di acqua nelle falde.

Le figure seguenti mostrano l’andamento dell’indice SPI a Lugano e a Locarno Monti durante gli ultimi 12 mesi, calcolati su un periodo di 1 mese, 3 e 6 mesi, 1 e 2 anni. Come si può notare, attualmente valori positivi di SPI si ritrovano solo per un periodo temporale di 1 mese. Infatti il mese di settembre è risultato generalmente più piovoso della norma 1991-2010, come riportato in questo nostro recente blog. Il grafico di Locarno Monti mostra che anche fra giugno e luglio e dopo la seconda metà di settembre l’indice SPI era risultato positivo per qualche tempo, questo grazie alle precipitazioni temporalesche che hanno toccato soprattutto il Ticino centrale.

Considerando invece la somma delle precipitazioni negli ultimi 3, 6, 12 e 24 mesi, l’indice SPI risulta negativo: le precipitazioni dell’ultimo mese non sono bastate a riportare nella norma i quantitativi di precipitazione.

Precipitazione cumulata

Il motivo per il quale l’indice SPI calcolato su 12 mesi risulta negativo appare chiaramente anche da grafico seguente, che mostra la somma cumulativa della precipitazione giornaliera a Lugano negli ultimi 12 mesi, quindi dal primo ottobre 2021 ad oggi. Le colonne vengono rappresentate in verde quando il loro valore supera la norma 1991-2020, arancioni quando inferiori ad essa. Negli ultimi 12 mesi a Lugano sono stati registrati 1066 mm di precipitazione, a fronte di una media 1991-2020 per i 12 mesi ottobre-settembre pari a 1566.1: manca ancora all’appello circa un terzo della precipitazione normalmente attesa sull’arco di questi 12 mesi.

Anomalie

Dopo la siccità straordinaria che si è verificata lo scorso inverno, la scarsità di precipitazioni è proseguita anche nei mesi primaverili ed estivi, ad eccezione di giugno e settembre, quando sono stati registrati quantitativi anche superiori alla norma soprattutto sul Ticino centro-meridionale. Come ben visibile dalle mappe qui sotto, che rappresentano l’anomalia del totale di precipitazione mensile rispetto alla norma 1991-2020, lungo le Alpi le condizioni siccitose sono invece continuate.

Per riassumere

Possiamo quindi affermare che le precipitazioni di giugno e settembre hanno alleviato solo localmente e temporaneamente la siccità che si sta manifestando da svariati mesi a sud delle Alpi. Solamente se nei prossimi mesi si dovessero verificare le precipitazioni frequenti e abbondanti tipiche dell’autunno usciremmo dalle condizioni siccitose. La prossima settimana le precipitazioni saranno tuttavia assenti e il periodo utile per recuperare il deficit idrico si accorcerà quindi ulteriormente. L’inverno, infatti, è per il Sud delle Alpi la stagione generalmente più asciutta.

Siccità anche a livello europeo

Il servizio europeo di Copernicus “EDO–European Drought Observatory” della Commissione Europea offre la mappatura di diversi indici di siccità su scala europea. Come si nota nell’immagine sottostante relativa all’indice SPI per un periodo di 3 mesi, le condizioni siccitose interessano gran parte dell’Europa centrale, dell’Inghilterra e alcune zone delle coste mediterranee. I valori di SPI sono addirittura inferiori a -2 sulla Germania settentrionale e sull’Inghilterra, indicando condizioni di siccità molto marcata.

La mappa è basata sui dati delle rianalisi, che per loro natura non offrono una risoluzione spaziale elevata. Le informazioni dello SPI riportate in figura non sono quindi sufficienti a rappresentare condizioni molto locali, ma danno solamente un’idea generale della distribuzione spaziale dello SPI.