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Nell’occhio del ciclone - parte 3

MeteoSvizzera-Blog | 26 ottobre 2022
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Riprendiamo il tema degli uragani, proponendo l'ultima puntata della serie #lameteospiegata di questo mese. Cercheremo di rispondere alle seguenti domande: esistono delle allerte per gli uragani? Chi ha la responsabilità? Gli uragani sono più frequenti a causa dei cambiamenti climatici? Anche l'Europa è o sarà a rischio?

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In Svizzera vengono allertati i fenomeni meteorologici che ben conosciamo, per esempio forti piogge o nevicate, forti venti, canicola e temporali violenti. In altre zone esistono anche delle allerte per gli uragani? Chi se ne occupa? Cerchiamo di ottenere qualche informazione in più continuando l'intervista a Luca Nisi di MeteoSvizzera Locarno-Monti.

Meteorologia: stato dell’arte e allerte

Visto il grande potenziale distruttivo e pericoloso per la vita umana, i cicloni tropicali sono delle strutture studiate in modo approfondito a livello meteorologico. Nel mondo ci sono undici centri per le allerte degli uragani. “I vari centri si occupano non solo di monitorare la situazione ma, in base alle indicazioni fornite dai modelli numerici, diramano le allerte. Per quanto riguarda la situazione attuale gli enti preposti mostrano in tempo reale la posizione dei vari uragani, delle tempeste tropicali, ma anche delle onde tropicali o depressioni tropicali che si stanno formando nel mondo, e forniscono una previsione a livello di spostamento spaziale di queste strutture, con la relativa incertezza, e la previsione sull'intensità. Diciamo che, a differenza dei temporali che conosciamo sulla regione alpina, strutture più piccole ma in un certo senso anche con una dinamica più caotica, finché l'uragano si trova sul mare, la previsione dell'intensità non dico sia facile, ma è un po’ meno complicata della previsione di altri fenomeni. Sulla traiettoria c’è invece ancora molta incertezza, infatti sulle mappe si vedono dei aree a forma di cono colorate che  partono dall'uragano con una spazialità molto limitata. Allontanandosi l’area evidenziata diventa però molto larga, a dimostrazione che l'incertezza della previsione sulla traiettoria è ancora qualcosa di molto difficile e l’incertezza elevata, anche per i modelli numerici”.

Uragani e cambiamento climatico: quale relazione?

Se il riscaldamento climatico aumenta la frequenza dei simil cicloni tropicali sul Mediterraneo, cosa si può dire degli uragani veri e propri? “Va fatta una premessa: per rispondere a questa domanda ci basiamo sul documento dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), l’organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici dove i scienziati revisionano tutte le ricerche scientifiche, e si parla di decine di migliaia di pubblicazioni. Analizzandone cercano di fornire uno “stato dell’arte” e delle osservazioni basate su una validità statistica davvero importante, che possa insomma fornire una vera tendenza. Per quanto riguarda gli uragani si può trovare molta letteratura e si conferma quanto detto per il Mediterraneo: l’estensione (traiettoria) e la durata degli uragani sta aumentando, in particolare nel nord Atlantico. Inoltre gli uragani di categoria superiore (almeno 3) stanno diventando più frequenti, un trend che riguarda proprio quelli più violenti. Su quelli minori, che sono comunque distruttivi, non c’è invece ancora sufficiente solidità statistica per esprimere delle considerazioni. Va però anche detto che in questo ambito siamo confrontati con una variabilità climatica di questi fenomeni molto importante: la prima parte della stagione 2022 ad esempio, nonostante condizioni davvero molto favorevoli per lo sviluppo di uragani (frequenti ed estese ondate di caldo), è stata particolarmente tranquilla, addirittura una delle più tranquille degli ultimi 70 anni. La frequenza è poi rapidamente aumentata nel corso del mese di settembre e come visibile dalle previsioni fornite dal Centro per gli studi di uragani del servizio meteorologico americano, la stagione e ben lungi da essere terminata.

I numeri del 2022 nella zona dell'Atlantico

Finora nel 2022 sono stati registrati 13 depressioni tropicali, 11 tempeste tropicali, 5 uragani (2 dei quali di una categoria maggiore). I morti sono stati oltre 300 e i danni hanno già superato i 70 miliardi di dollari.

I cicloni tropicali mediterranei, i temuti “Medicane”

Esiste un tipo di ciclone a noi molto più vicino: i cicloni tropicali mediterranei, ribattezzati anche “Medicane” (dall’unione di Mediterranean e Hurricane), un termine però ancora dibattuto a livello scientifico. Di cosa si tratta? “A causa del riscaldamento climatico e di una superficie del mare sempre più calda (quest'anno alcune zone del mar Tirreno meridionale hanno addirittura superato i 30 gradi), le condizioni per la formazione di tempeste simil-tropicali sono presenti anche nel Mediterraneo, anche se non si tratta di veri e propri uragani. È un sistema depressionario che, a differenza degli altri che abbiamo in Europa, ha un cuore caldo. Magari è meno evidente rispetto ai cicloni tropicali veri e propri, ma come loro prende l’energia dalla superficie marina molto calda e dalla condensazione del vapore acqueo, e non dallo scontro di masse d'aria con temperature differenti. La differenza con gli uragani è che non si innesca unicamente con la formazione di cellule temporalesche in assenza di vento, ma spesso si forma per transizione tropicale, ovvero quando una depressione con caratteristiche extratropicali (con fronte caldo e fronte freddo) entra sul bacino del Mediterraneo, tipicamente in autunno o nella prima parte dell'inverno. A causa della presenza di molta energia dovuta alle temperature elevate della superficie marina succede la transizione: i sistemi frontali perdono d’importanza e l’attività temporalesca prende il sopravvento; organizzandosi ulteriormente attingendo energia proprio dal Mediterraneo inizia a roteare formando addirittura un “occhio”.

Si tratta di sistemi molto violenti che di norma causa danni principalmente nel Sud Italia, in Grecia e in tutto il bacino del Mediterraneo orientale. A causa proprio del costante aumento delle temperature superficiali del Mediterraneo, le osservazioni ci indicano che la loro frequenza sta effettivamente aumentando”.

Europa centro-settentrionale al “riparo”, una condizione destinata a cambiare?

“È una domanda molto difficile alla quale rispondere, ma a livello di osservazioni c'è un preoccupante trend in corso negli ultimi anni-decenni. Bisogna innanzitutto dire che una volta che l'uragano è formato non ha più bisogno di temperature superficiali dell’acqua superiori a 27 gradi, anche se più la temperatura che incontra è elevata e maggiore sarà il carburante a disposizione per durare nel tempo o indebolirsi più lentamente. Con un Atlantico sempre più caldo anche a livello settentrionale, andiamo quindi ad aumentare la probabilità che questi uragani nelle fasi finali si possano spingere verso latitudini maggiori, un dato confermato anche dal rapporto IPCC. Bisogna dire che già nel passato l'Europa occidentale era interessata a tratti da ‘ex uragani’, che arrivavano però molto indeboliti, anche se hanno portato precipitazioni abbondanti sull’Europa, pure a sud delle Alpi”. Ma proprio a causa del riscaldamento dell’Atlantico il nostro Continente potrebbe in futuro essere raggiunto con maggior frequenza e con delle strutture che non ancora hanno perso intensità come lo facevano una volta. “In questo senso basta pensare a febbraio di quest'anno, quando l’uragano Eunice ha raggiunto il Regno Unito e in particolare l'Irlanda, ancora con una struttura tropicale molto pronunciata e quindi accompagnato da venti molto forti, che hanno portato una distruzione importante soprattutto nelle zone costiere. Quello che invece non è ancora mai stato osservato è un uragano in indebolimento in avvicinamento alle coste del Portogallo, che riesce ad entrare dallo Stretto di Gibilterra infilandosi sul Mediterraneo, sarebbe una vera novità. Probabilmente ci sono dei limiti dovuti alla ridotta superficie marina prima del rientro sul Mediterraneo, ma ci sono molte discussioni scientifiche su questo tema e si stanno anche facendo delle simulazioni. I risultati sono ancora pochi, ma di certo sarà un tema di studio nei prossimi anni.”

E con questo blog si conclude la serie #lameteospiegata dedicata agli uragani. Nel prossimo mese tratteremo un fenomeno meteorologico "di stagione", molto più vicino a noi, decisamente meno violento ma non per questo meno affascinante: la nebbia!

#lameteospiegata è una serie RSINews, in collaborazione con
MeteoSvizzera, che nasce con l’intenzione di approfondire, una volta al mese, un tema meteorologico non per forza legato alla stretta attualità. La missione: renderlo accessibile e comprensibile.

Nell'occhio del ciclone - parte 1:
https://bit.ly/3CUA95e

Nell'occhio del ciclone - parte 2:
https://bit.ly/3NaVfB6

Blog completo pubblicato su RSINews:
https://bit.ly/3gAjTPi

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Sondaggio sulle allerte di maltempo

Allo scopo di adattare le allerte di maltempo alle necessità degli utenti, MeteoSvizzera sta attualmente conducendo dei sondaggi standardizzati in collaborazione con un istituto di studio di mercato e di ricerca sociale. Qualche giorno dopo un evento di maltempo in Svizzera, abbiamo la possibilità di ricevere un feedback sull’impatto che le allerte hanno avuto sulle persone coinvolte. Volete aiutarci a ottimizzare le nostre allerte di maltempo? Ai seguenti link potete prendere parte al sondaggio più recente:

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